Snorki sarai tu!

Occidente, russofoni e jihadisti nella guerra sunnita-sciita


La geopolitica mondiale si fa sempre più complicata. Aldilà di un rischio di una terza guerra mondiale, a cui io continuo a credere; ai tre fronti che già c'erano (occidentali, russofoni e jihadisti) c'è un'altra situazione parallela che sta facendo complicare ancora di più la situazione.Nel mondo arabo è riesplosa la guerra tra sciiti e sunniti a causa dell'invasione dello Yemen da parte dell'Arabia Saudita. Quest'ultima è a capo di altri dieci stati sunniti che vogliono impedire che i ribelli sciiti che hanno conquistato il controllo politico dello Yemen grazie all'appoggio dell'Iran, possano bloccare il traffico navale del Canale di Suez. Questo assetto di combattimento spiega meglio di ogni trattato la rilevanza assoluta che ha la guerra dello Yemen, non solo per il Medio Oriente, ma per l'intero pianeta. L'eventualità, anche solo potenziale e teorica che l'Iran sommi il controllo diretto. dello Shatt el Arab e quello indiretto, tramite gli alleati Houti yemeniti, dell'accesso al Canale di Suez, è infatti pericolosissima e intollerabile per tutti i paesi -sunniti- della penisola arabica e non solo. Per le due vie d'acqua passa infatti il 75% dell'esportazione mondiale del petrolio, oltre un enorme traffico mercantile.Insomma nel fronte degli sciiti ci sono Iran, Siria, Libano, Gaza e Iraq; mentre in quella dei sunniti Arabia Saudita, Egitto, Marocco, Sudan, Giordania, Pakistan, Qatar, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Kuwait e Oman. La guerra civile in Yemen, iniziata nel 2011 e da allora mai ricomposta, si sta trasformando gradualmente in un conflitto tra Stati. L’Arabia Saudita, su esplicita richiesta del presidente yemenita, Abdrabbuh Mansour Hadi, ha iniziato a bombardare gli Houthi. Da settembre 2014 la ribellione sciita ha provocato la caduta della capitale Sana’a, che aveva costretto, Hadi a scappare a Aden, proclamata capitale provvisoria.  L’esercito non ha però fermato l’avanzata dei ribelli Houthi, nuovo episodio della guerra in Yemen e l’Arabia Saudita ha deciso così di rispondere per difendere il regime sunnita suo alleato. L’intervento dell’Arabia Saudita muta il profilo della guerra in Yemen, e ripropone l’ormai tradizionale conflitto tra le monarche sunnite della Penisola araba, di cui Riad è il controverso e discusso punto di riferimento, e il regime religioso dell’Iran sciita.I tre fronti di cui si parlava su si muovono a geometrie variabili nell'area. I jihadisti, di cui l'Isis è il capofila agiscono sia contro le sciite Siria e Iraq; sia contro tutti i paesi arabi in generale, che lo stato terrorista vorrebbe conquistare integralmente. Difatti nella lotta all'Isis, mentre il fronte iraniano protagonista di un forte impegno nella difesa della maggioranza sciita dell’Iraq; in Siria gli stati sunniti, ampiamente maggioritari, sono contrari ad aiutare  il regime di Assad.La Russia e i paesi satellite sono da sempre alleati con la Siria. E quindi nella guerra sunnita-sciita sono alleati con questi ultimi e quindi anche con l'Iran. In Medio Oriente, il rafforzamento della posizione russa è stato speculare all’indebolimento degli Stati Uniti che, dopo gli attacchi terroristici del 2001, hanno reagito intervenendo in Afghanistan e in Iraq. Il loro attivismo nell’area, che ha richiesto anche il sostegno logistico di Mosca, non ha sinora condotto a una stabilizzazione dell’area.Gli Stati Uniti invece sono attendisti su tutti i fronti. La presidenza Obama cerca di evitare qualunque tipo di guerre. Ma la politica estera di Obama, sconclusionata e basata sul tentativo di mostrarsi “buono” al mondo, non ha prodotto i risultati sperati. Dopo aver completato nel 2011 il ritiro delle truppe americane dall’Iraq, ponendo fine a quella che Obama ha sempre definito una guerra ingiusta, il Presidente ha dovuto inviare i suoi jet da guerra appena tre anni dopo per bombardare le postazioni dello Stato islamico. Negli ultimi giorni, ha anche acconsentito ad affiancare con l’aviazione le milizie sciite telecomandate dall’Iran per consentire la presa di Tikrit. La guerra gomito a gomito con l’arcinemico Iran non può essere considerata una novità, visto che uno dei grandi obiettivi dell’amministrazione Obama è la firma di un accordo sul nucleare che impedirà che Teheran si procuri la bomba atomica. Un accordo (criticatissimo da Israele) in questo senso sembra vicino; ma mentre gli americani tendono una mano all’Iran da una parte, dall’altra sostengono a spada tratta l’intervento dell’Arabia Saudita e della sua coalizione di dieci paesi sunniti in Yemen contro i ribelli sciiti Houthi, sostenuti appunto dall’Iran. Quindi gli Usa ora si ritrovano a combattere con gli sciiti contro i sunniti in Iraq e a sostenere la guerra dei sunniti contro gli sciiti in Yemen.Isis ==> contro tutti. Sunniti ==> Contro gli sciiti, solo nominalmente contro l'Isis. Cerca l'appoggio dell'Occidente, che non sempre arriva e sanno di non poter contare sui russofoni. Sciiti ===> Contro i sunniti e contro l'Isis. Alleati di ferro dei russofoni e in stallo i rapporti con l'Occidente. (Il dialogo tra Iran e Usa procede, ma senza produrre niente di concreto) Russofoni ==> Alleati di ferro con gli sciiti e contro l'Isis. Appoggiano i primi contro i sunniti. I rapporti con l'Occidente non sono più buoni (come nello scorso decennio) dalla guerra in Ucraina in poi. Occidente ==> Nominalmente neutrali. Leggermente a favore dei sunniti; ma non osteggiano gli sciiti. Sono contro l'Isis, ma non fanno niente di fattivo per annientarlo. Contestano la politica russa; ma continuano ad essere dipendenti da lei per il commercio e il petrolio.