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Speranza si dimette, l'Italicum va avanti


Insomma, pare proprio che Renzi e la minoranza interna del suo partito viaggino su due direzioni opposte e inconciliabili. Il primo e chi lo sostiene vuole archiviare la pratica Italicum e andare avanti con le altre riforme; mentre la minoranza interna ha deciso che è meglio non avere una legge elettorale che avere quella. Una polemica ulteriore è stata quando Matteo Renzi ha ipotizato che il provvedimento venisse votato con la fiducia per essere sicuri di farlo passare e ridurre al minimo i dissidenti interni Pd. I polemici sostengono che sui provvedimenti che riguardano le regole non si pone mai la fiducia perchè devono essere fatti votare tutto il parlamento; invece Renzi ha dichiarato che considera esenziale questo provvedimento per l'esecutivo. Tutta via la fiducia non è sicura; anzi dipende molto dalla faide interne al Pd.Il presidente del Consiglio blinda l'Italicum ma apre sulla riforma del Senato: sono possibili, avrebbe detto, ulteriori modifiche alla riforma costituzionale. Un'apertura che sarà poi colta da Pier Luigi Bersani il quale però ha voluto sottolineare che quella modifica dovrebbe essere non di pura forma, ma di sostanza. La richiesta è dunque di cambiare l'articolo 2 della legge, che ne tocca i punti cardine: solo così, è il ragionamento dell'ex segretario, si può correggere il difetto che deriva dal combinato disposto tra riforma costituzionale e legge elettorale. Speranza invece non gradisce e da le sue dimissioni da capogruppo alla Camera.Ma il dialogo con la minoranza del partito si interrompe quando il segretario propone all'assemblea di votare le dimissioni da capogruppo a Montecitorio di Roberto Speranza in "una sede più opportuna". Alla decisione dell'assemblea di continuare la discussione sull'Italicum, la minoranza del Pd abbandona la riunione. Si tratterebbe di una settantina di deputati su 310. Stefano Fassina riferisce: "Molti esponenti della minoranza, come Civati, Bindi, D'Attorre, Cuperlo ed io abbiamo lasciato l'assemblea del gruppo dopo la forzatura che c'e stata nel non considerare il fatto politico delle dimissioni di Speranza". Mentre Giuseppe Civati dice: "Non si può andare avanti così. Ci vediamo in Aula. E personalmente ho già detto cosa farò (se la legge elettorale non cambia voterà contro n.d.r.)". Intanto anche Bersani ribadisce la sua distanza dall'Italicum: "Non è un tema né di disciplina di partito né di voto di coscienza ma di responsabilità: se si sceglie di andare avanti così, io non ci sto. Non sono disponibile ad andare avanti in questo modo, qui parliamo non solo della legge elettorale ma del nostro sistema democratico".