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Jobs Act: controlli a distanza


Via libera al controllo a distanza sui lavoratori attraverso telefonini, pc e tablet. Lo ha messo nero su bianco il governo nel decreto attuativo del Jobs Act, approvato dal governo, che - di fatto - cancella l'articolo 4 dello Statuto dei lavoratori sui controlli a distanza: "Accordo sindacale o autorizzazione ministeriale - si legge nel testo - non sono necessari per l'assegnazione ai lavoratori degli strumenti utilizzati per rendere la prestazione lavorativa, pur se dagli stessi derivi anche la possibilità di un controllo a distanza del lavoratore".Le norme in vigore, invece, è "vietato l'uso di impianti audiovisivi e di altre apparecchiature per finalità di controllo a distanza dell'attività dei lavoratori", mentre per possono essere installati "impianti e apparecchiature di controllo che siano richiesti da esigenze organizzative e produttive ovvero dalla sicurezza del lavoro, ma dai quali derivi anche la possibilità di controllo a distanza dell'attività dei lavoratori" solo dopo un accordo con le rappresentanze sindacali. Adesso l'esecutivo lascia carta bianca alle aziende per l'utilizzo degli strumenti aziende e rende possibile installare impianti audio e video dopo un accordo sindacale o l'autorizzazione da parte del ministero del Lavoro (per le imprese con più unità dislocate in una o più regioni).A spiegare nello specifico le novità è la relazione illustrativa che accompagna il testo del dlgs in cui si fa riferimento "agli strumenti utilizzati dal lavoratore per rendere operativa la prestazione lavorativa e agli strumenti di registrazione degli accessi e delle presenze" per controllare i quali non servono via libera. Di fatto - è il ragionamento del governo - "non dobbiamo chiedere il permesso ai rappresentanti di lavoratori per dotarli di strumenti di lavoro", anche questi, poi possono essere utilizzati per controllare la loro efficienza. I dati che ne derivano possono essere "utilizzati ad ogni fine connesso al rapporto di lavoro, purché sia data al lavoratore adeguata informazione circa le modalità d'uso degli strumenti e l'effettuazione dei controlli, sempre, comunque, nel rispetto del Codice privacy".Questa norma ha creato un sacco di polemiche. Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi: "Chi ha la coscienza pulita non dovrebbe temere nessun tipo di controllo, non deve aver paura di controlli a distanza. Non mi sembra che sia una cosa così grave. O vogliamo cambiare le cose o lasciamo perdere". Diversamente la pensa Susanna Camusso segretario della Cgil: "I controlli a distanza sono quello che è stato sempre definito nella letteratura come il Grande Fratello". La leader sindacale pensa alla scelta del governo come "conferma dell'idea di disinvestimento sul lavoro", che invece viene vista "come pura merce giocata al ribasso". Di questo "sono molto preoccupata, siamo di fronte a un'idea della vita della persone sconvolgente che impedisce al lavoratore di essere libero". Il Ministero del Lavoro è costretto a pubblicare una nota per difendere il decreto ed il ministro Giuliano Poletti a precisare. "Non c'è nessun Grande Fratello" e "nessuna liberalizzazione", perché "le imprese che montano telecamere o impianti di controllo hanno l'obbligo di avere o l'autorizzazione sindacale o della direzione del lavoro come era prima". Poletti ha rassicurato sulla norma contenuta nel decreto attuativo del Jobs act. Quello che cambia, ha spiegato, è che prima le aziende consegnavano ai dipendenti gli strumenti di lavoro, e "poi vigeva la regola della privacy". Mentre "adesso c'è la regola che dice che l'impresa che consegna uno strumento deve informare il lavoratore della sua utilizzazione e della sua finalità". E gli strumenti non sono telecamere ma ipad e iphone. Ma la regola della privacy vige "come vigeva prima", "non c'è nessun Grande Fratello".Personalmente io mi trovo davvero in difficoltà ad essere delegato sindacale e sono davvero deluso dalle reazioni in ambito sindacale. Le attrezzature in dotazione devo servire solo per il lavoro. Basta col fare i cazzi propri. Come la risolleviamo questa Italia se no? Basta con quest'Italia dove prevale la logica dei furbi.