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In Grecia vince il no ad una Europa germano-centrica


Quando lo scorso gennaio Alexis Tsipras e la sua Syriza vinsero le elezioni sapevamo che si sarebbe andati incontro a un cambio di strategia del governo greco. I suoi predecessori era stati ligi alle volontà del trio Ue-Fmi-Bce affinchè prestassero soldi per coprire il forte indebitamento dello Stato. Il nuovo governo Tsipras ha, invece, insistito molto sulla rinegoziazione del debito. In poche parole Atene ha la volontà di restituire fino all'ultimo euro di debito che ha nei confronti dell'estero; ma chiede di poterlo fare con una tempistica più ampia in modo da riuscire a pagare gli stipendi, far avere adeguati liquidi alle banche ecc. In poche parole far funzionare l'economia. Le due parti però sono sempre state molto distanti fino ad arrivare alla rottura di due settimane fa; dove alla vigilia della scadenza di un debito che la Grecia avrebbe dovuto restituire al Fmi e la cui insolvenza avrebbe potuto trasformarsi nel fallimento dello Stato; il primo ministro ellenico Tsipras ha convocato i cittadini per un referendum in cui si chiedeva se appoggiavano l'offerta fatta dalla troika. Nei sei mesi di trattativa la situazione era ulteriormente peggiorata facendo perdere all'economia greca il 3% di pil.Ha vinto il no (Oxi) con il 61,3%. Una vittoria del si (Nai) avrebbe provocato le dimissioni dell'intero governo in carica poichè Tsipras aveva già dichiarato che non si sarebbe sentito di accettare quella tesi economica; ma accettando la volontà del popolo greco sarebbe rimasto in campo per la normale amministrazione fino a nuove elezioni (visto che la sua è l'unica maggioranza possibile nell'attuale parlamento greco) e sarebbe andato a Bruxelles a riallacciarei i ponti. Il no, invece, ha voluto dire non solo la riconferma del governo e che il popolo è dalla sua parte; ma anche un grosso smacco per chi decide a Bruxelles; oltre al fatto che in Europa è ufficialmente nato un nuovo leader Alexis Tsipras e una nuova sinistra che archivia definitivamente l'esperienza dei comunisti dello scorso secolo e si sostituisce ad essa; scavalca i verdi e sopratutto è alternativa ai socialisti.Syriza è comunque un partito europeista e quindi non ha nessuna intenzione ne di uscire dallì'Euro; ne di reintrodurre la dracma. Questa ipotesi rimane in piedi soltanto nel caso estremo in cui non si riuescisse a trovare l'accordo nemmeno dopo il referendum. Ma proprio per incentivare l'esito positivo delle trattative Tsipras ha chiesto al suo ministro delle finanze Yanis Varoufakis di dare le dimissioni per dare un segnale positivo; visto che quest'ultimo era stato il più trenuo fidensore della richiesta di rinegoziazione del debito. Ma dietro la facciata la situazione non cambia. Il suo sostituto Euclid Tsakalotos la pensa come lui e andrà a proporre proprio le stesse cose, nello stesso modo. Chi ha perso sono stati sicuramente Angela Merkel e Francois Hollande che non sono riusciti a fare sintesi, mettendo così in crisi il concetto stesso di Europa; Christine Lagarde, che con la sua rigidità sta facendo solo danni; Matteo Renzi alla sua seconda occasione (persa) per diventare un leader continentale. Jean Claude Junker e Donald Tusk sono stati inconsistenti; ma in fondo hanno cercato in buona fede di sostenere la trattativa. L'unico con un giudizio positivo rimane Mario Draghi perchè non ha mai fato mancare la liquidità d'emergenza alle banche greche e di fatto senza di lui la Grecia sarebbe fallita da tempo. Altri governatori del passato non si sarebbero presi i suoi rischi.