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Governo Renzi: diciasettesimo mese


Il ddl scuola è legge. Prima è stata approvata al Senato e poi in via definitiva ha fatto il passaggio conclusivo alla Camera. Al Senato I voti a favore sono stati 159, quelli contro 112. Al momento del pronunciamento dell’esito del voto da parte del presidente del Senato Pietro Grasso del voto fischi e proteste da parte delle opposizioni. “Il Senato ha detto sì a un provvedimento importante per governo e Paese. La buona scuola punto di partenza per costruire rilancio istruzione”, ha scritto su Twitter il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, soddisfatta per l’esito del voto. Alla Camera, in terza lettura, è stato dato il via libera definitivo alla riforma del sistema scolastico del governo Renzi, con 277 sì, 173 no e 4 astenuti. Presenti 454. Votanti 450. Maggioranza 226. “Questo non è un atto finale” ma “l’atto iniziale di un nuovo protagonismo della scuola” ha scritto su Twitter dopo l’approvazione il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini. “Abbiamo restituito autonomia ai dirigenti scolastici e messo 3 miliardi a regime, il governo dimostra di ritenere strategico il settore dell’istruzione. Le proteste? Quelle sono quasi organizzate, mentre il consenso è sempre individuale e io sono convinta che il consenso crescerà”, ha commentato promettendo che l’anno scolastico inizierà a settembre regolarmente. Per la scuola abbiamo stanziato, “a regime, tre miliardi. Non chiacchiere”, ha aggiunto il ministro. La legge sulla responsabilità civile dei magistrati ha fatto parlare di se. Il giudice Cristian Vettoruzzo per timore di dover pagare di tasca propria i danni di una sentenza che potrebbe rivelarsi sbagliata lo ha convinto a sollevare la penna ed evitare di firmare la condanna per un presunto contrabbandiere. Il magistrato avrebbe dovuto sentenziare sulle responsabilità di un locatario di un capannone nel quale erano stati trovati 47 quintali di sigarette di contrabbando. «Dal dibattimento erano emersi solo elementi indiziari – spiega Vettoruzzo – e la valutazione di questi è particolarmente difficile e rischiosa in ordine alla correttezza dell’esito del giudizio». Una prima risposta al giudice trevigiano è arrivata dal vice presidente del Csm Giovanni Legnini. «Credo che l’applicazione concreta e la giurisprudenza, che dovrà orientarsi verso un’interpretazione alla luce dei principi costituzionali, consentiranno di fugare molti dubbi» sulla responsabilità civile dei magistrati. «Mi auguro – ha aggiunto Legnini – che prevalga la cautela, come sembrerebbe stia prevalendo in questi primi mesi di vigenza della nuova disciplina nei cittadini, nelle parti, nell’avvocatura e anche la serenità nella magistratura». Problemi sul ddl tortura. Dopo le polemiche del Sap, che Salvini ha cavalcato rallenta l'iter del decreto legge. Era il 10 dicembre 1984 il giorno della ratifica da parte degli stati membri dell’Assemblea generale della Nazioni Unite, della ’Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti’. Un documento che ha segnato la storia dellagiurisprudenza dei paesi cosiddetti democratici, definendo innanzitutto all’articolo 1 il concetto stesso di tortura. "Nel testo passato alla Camera alcune cose non funzionano. Ma noi dobbiamo andare avanti". Così il ministro della Giustizia Andrea Orlando sul disegno di legge per l'introduzione del reato di tortura in Italia nel corso di un dibattito alla Festa dell'Unità di Roma. "Tortura psicologica? Questo sarà uno dei punti su cui rifletteremo se la norma, così come è scritta, è adeguata o va modificata" ha aggiunto il ministro Ancora sui decreti attuativi del Job Act. Via libera al controllo a distanza sui lavoratori attraverso telefonini, pc e tablet. Lo ha messo nero su bianco il governo nel decreto attuativo del Jobs Act, approvato dal governo, che – di fatto – cancella l’articolo 4 dello Statuto dei lavoratori sui controlli a distanza: “Accordo sindacale o autorizzazione ministeriale – si legge nel testo – non sono necessari per l’assegnazione ai lavoratori degli strumenti utilizzati per rendere la prestazione lavorativa, pur se dagli stessi derivi anche la possibilità di un controllo a distanza del lavoratore”. Accordo raggiunto tra i 28 Stati membri dell’Unione Europea sulla redistribuzione dei migranti: nei prossimi due anni saranno 40.000 le persone che saranno accolte nei diversi Paesi. Una fumata bianca arrivata al termine di un vertice tesissimo che ha fatto registrare un duro scontro tra il presidente della commissione Europea, Jean Claude Junker, e il presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk. Ma alla fine si è giunti a un compromesso. Il presidente del consiglio Matteo Renzi, è intervenuto duramente per denunciare la mancanza di solidarietà all’interno del consesso europeo: “Se questa è l’Europa che volete, tenetevela pure. L’Italia può fare da sola, l’Europa no”, ha rimarcato il premier davanti al tentativo di alcuni Paesi di far rientrare il concetto della volontarietà dell’accoglienza nell’ultima versione dell’accordo. Parole molto dure anche dalla responsabile della politica estera dell’Unione, Federica Mogherini: “Se l’Europa non riesce a redistribuire 60 mila migranti (i 40 mila richiedenti asilo già giunti in Italia e Grecia e i 20 mila ospitati nei campi profughi nei paesi terzi), vuol dire che non siamo la grande Europa che può andare a negoziare in giro per il mondo”, ha detto durante la discussione. Ancora non pervenuta le discussioni su unioni civili, Rai e nuovo Senato che continuano a ritardare il loro iter.