Snorki sarai tu!

Riforma Rai approvata al Senato in prima lettura


Provano a minimizzare i fedelissimi di Matteo Renzi, derubricando la sconfitta subita in Senato sull’articolo 4 del ddl Rai a puri tatticismi o “intoppi fisiologici”. In realtà, il colpo messo a segno dalla sinistra Pd pesa, eccome. Il primo a tentare un messaggio rassicurante è il vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini. “Può capitare, ed è capitato in altre occasioni, di andare sotto su qualche emendamento; è successo in tutti i provvedimenti, dalla riforma costituzionale alla giustizia alla legge elettorale: è fisiologico”. Gli va dietro Giorgio Tonini, vicepresidente del gruppo Pd al Senato: "Quello che è avvenuto oggi in aula non ferma né annulla il percorso positivo del provvedimento sulla Rai in Senato, né la sua impostazione”, spiega Tonini. “L'articolo 4 riguardava la delega sulle risorse e sul canone. La soppressione di questo articolo non mette in discussione una riforma che riguarda soprattutto il modello di governance della Rai. Sono convinto che possiamo arrivare a Palazzo Madama nelle prossime ore all'approvazione finale del provvedimento". La sconfitta, però, brucia, soprattutto perché a tradire sono stati diciannove “franchi tiratori” della minoranza Pd. Se Guerini e Tonini cercano di non farne un dramma, il presidente del Pd Matteo Orfini non nasconde la rabbia: "Quanto accaduto oggi al Senato è incomprensibile. Se il voto in dissenso dal gruppo diventa non un'eccezione limitata a casi straordinari ma una consuetudine, significa che si è scelto un terreno improprio per una battaglia politica. Così non si lavora per rafforzare un partito ma per smontarlo". Su quel passaggio parlamentare diventato un nervo scoperto, per il Pd ma soprattutto per la maggioranza, Matteo Renzi è tornato dopo il via libera al ddl in Senato. "La legge di riforma della Rai è stata approvata in prima lettura, con qualche incidente e il voto negativo su un emendamento che però non ha pregiudicato la conclusione del Senato. Vedremo se e come correggere alla Camera il testo". "Il segnale è politico, ma non ci preoccupa. Una parte del Pd ha voluto approfittare di molte assenze per dare un messaggio, ma il nostro obiettivo non è passare il tempo a dare messaggi ma risposte ai cittadini"."Dopo giorni di polemiche assurde, oggi la minoranza Pd ha votato insieme al gruppo parlamentare di Verdini", denuncia la senatrice Laura Cantini, della direzione Pd. A votare con l’opposizione sull’emendamento soppressivo dell’articolo 4 sono stati diciannove senatori della sinistra Dem: Vannino Chiti, Paolo Corsini, Erica D'Adda, Nerina Dirindin, Federico Fornaro, Maria Grazia Gatti, Miguel Gotor, Maria Cecilia Guerra, Paolo Paleotti Guerrieri, Silvio Bachisio Lai, Sergio Lo Giudice, Doris Lo Moro, Maurizio Migliavacca, Corradino Mineo, Massimo Mucchetti, Carlo Pegorer, Lucrezia Ricchiuti, Roberto Ruta, Walter Tocci. Claudio Martini era presente ma non ha votato. Il governo è andato sotto di 3 voti: 121 voti favorevoli e 118 contrari.Ma alla fine la legge è stata approvata rispettando la scadenza del 31 luglio, l'aula del Senato ha approvato il disegno di legge di riforma della Rai con 142 voti a favore, 92 contrari e nessun astenuto. Il testo emerso dopo l'esame dei singoli articoli vede il via libera all'emendamento del governo che conferisce al prossimo direttore generale, nominato con la legge Gasparri, i poteri previsti per l'amministratore delegato nella riforma, a partire dalla sua entrata in vigore. Passato, con alcune modifiche, anche l'art.2 con le nuove regole per la governance. Ma il passaggio più turbolento si è avuto sul voto all'art.4, quando l'approvazione di emendamenti di opposizione e minoranza Dem, con il parere negativo di governo e relatore, hanno affossato l'importante delega all'esecutivo per la revisione della normativa sul canone. Opposizione che già era insorta due giorni fa, quando il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan aveva scritto alla Commissione di vigilanza Rai per chiedere di nominare il nuovo Cda dell'azienda, in scadenza, velocemente e secondo l'ancora vigente legge Gasparri.