Snorki sarai tu!

Strappo Udc, no alla casa dei moderati


La dichiarazione di morte del partito unico della Cdl la pronuncia Lorenzo Cesa nel seminterrato di un albergo del centro, davanti alla direzione dell´Udc: «Non credo a un centrodestra populista, demagogico, impegnato in un´eterna sfida ai poteri forti, che pensa di tornare a guidare l´Italia attraverso un´opposizione fatta solo di istinto e aggressività. Non credo né al partito unico né alla federazione di partiti». Nel giorno della rottura sull´Afghanistan, proprio mentre i forzisti al Senato fanno il tiro al bersaglio con Franco Marini, l´Udc sceglie di marcare le distanze dal resto degli alleati anche sul tema della futura opposizione, tratteggiando una strategia che è all´opposto di quel «muro contro muro» di cui si compiace il Cavaliere.Pier Ferdinando Casini, prima di affrontare la Direzione, con i suoi è stato esplicito: «Fino al referendum abbiamo dimostrato la nostra lealtà, facendo di tutto per promuovere un cambiamento del centrodestra. Ma se la Cdl resta così ingessata, d´ora in avanti faremo la nostra opposizione». Il che non significa un "soccorso bianco" al governo. «Comprendete tutti - ha spiegato Casini a porte chiuse - che la decisione di votare la missione in Afghanistan non è una stampella al governo. Anzi è una polpetta avvelenata, tanto che Prodi l´ha capito e fa di tutto per non mangiarla».Dove porterà questa frattura forse è ancora presto per dirlo, ma la strada è tracciata e allontana sempre di più l´Udc dall´asse Berlusconi-Lega. «Cosa dobbiamo fare - spiega Rocco Buttiglione - l´opposizione in piazza? L´opposizione dell´odio verso la sinistra, quella del "muoia Sansone con tutti i filistei"? No, per noi il bene del Paese viene prima della lotta a morte al governo Prodi. Oggi abbiamo detto basta a un´opposizione populista e distruttiva». Propositi che cozzano con quanto Berlusconi ha ordinato ieri ai suoi, congratulandosi per «la bellissima battaglia» al Senato contro Marini: «Dobbiamo fare un´opposizione durissima su tutto».Quanto al partito dei moderati Buttiglione, che pure è stato tra i protagonisti della stagione "costituente" del centrodestra, ormai lo vede solo Udc-centrico: «Noi non vogliamo un partito televisivo, ma un partito che sia presente tra la gente, con dei tesserati veri, controllati e puliti. Questo partito dei moderati possiamo iniziare a farlo da soli, con i nostri quasi tre milioni di voti: meglio piccoli ma con una chiarezza d´intenti che grandi nella confusione». Per capire quanto i centristi si ritengano distanti da Berlusconi basta del resto sentire cosa dice Lorenzo Cesa del ventilato "partito del Nord" di cui si sarebbe discusso ad Arcore tra il Cavaliere, Tremonti e Bossi. In altri tempi ci sarebbe stata un´alzata di scudi, oggi invece il segretario centrista quasi se ne compiace: «Alla Camera stamattina parlavo con alcuni esponenti della Lega e sentivo che c´è questo progetto di fare un partito del Nord: noi non abbiamo difficoltà a dire che va bene, ognuno deve fare la sua strada». Su questa linea di progressivo sganciamento dell´Udc (non dall´opposizione, ma da questo centrodestra), Casini ritrova anche Marco Follini, che infatti ieri prendeva atto del cambiamento di linea: «Da Lorenzago a Kabul mi pare sia un passo avanti e magari l´inizio di un percorso. L´importante è che non sia un percorso a zig-zag».Nel centrodestra l´Udc non è l´unico a muoversi. Oggi Fini riunirà l´esecutivo di An per discutere il "che fare", ma nella stessa Forza Italia la scossa provocata dalle tre sconfitte consecutive comincia a farsi sentire. I primi a uscire allo scoperto sono alcuni parlamentari europei guidati da Giuseppe Gargani, che ieri hanno lanciato il Movimento per il Ppe, una sorta di laboratorio per dar vita alla sezione italiana del partito popolare europeo. Ne fanno parte personaggi come Mario Mauro, vicino a Cl e al governatore lombardo Formigoni, Guido Podestà, Luigi Vitali, e Giorgio Carollo, fondatore del "movimento veneto per il Ppe", un ex forzista che ha allacciato rapporti molto stretti con Casini e con diversi esponenti della Margherita. Uomini diversi fra loro,si ma con una matrice comune, quella democristiana.Nonostante i segnali di una fuga di massa da Forza Italia, al momento quest´ipotesi è quanto meno prematura. E tuttavia il Cavaliere è ben conscio delle sirene sempre più forti che cercano di attirare i suoi marinai. E cerca, per quanto può, di trattenerli. Ieri c´è riuscito con Giuseppe Pisanu, sempre più enigmatico e silenzioso dal giorno delle elezioni. Era previsto per oggi un dibattito a Milano, organizzato dalla rivista folliniana Formiche, con la partecipazione come "guest star" proprio dell´ex ministro dell´Interno, che non parla ormai da settimane. Una tavola rotonda sulle riforme per esaltare la "terra di mezzo", con Marco Follini, Francesco Rutelli e il direttore del Corriere Paolo Mieli. Qualcuno ad Arcore deve aver fiutato il pericolo e il Cavaliere in persona ha chiamato Pisanu per spiegargli che, forse, sarebbe stato meglio soprassedere: «Sai Beppe, in questo momento ogni tua parola potrebbe essere equivocata... ».