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Giordania e Siria si schierano con il Libano.


A 23 giorni dall'inizio dell'offensiva militare israeliana in Libano e con un cessate-il- fuoco che, pur invocato a gran voce da più parti, non riesce a tradursi in un atto concreto, Giordania e Siria si schierano su posizioni più nette a fianco di Beirut. Ad Amman, si fanno più accesi e duri i toni di re Abdallah II, che indica come unica soluzione la fine dell'occupazione dei territori arabi, invece della distruzione di Hezbollah. Damasco dichiara dal canto suo sostegno al governo del premier libanese Fuad Siniora, che ancora fino a poche settimane fa era persona non gradita nella capitale siriana, e promette di esercitare tutta la sua influenza sul Partito di Dio. «La Siria si è impegnata ad esercitare la sua influenza su Hezbollah e a sostenere il governo di Siniora», ha detto ieri il ministro degli Esteri spagnolo, Miguel Angel Moratinos, al termine di un incontro con il presidente siriano, Bashar Al- Assad. Damasco, che assieme all'Iran sostiene il movimento sciita libanese, pretende però una contropartita: «Un cambiamento dell'attuale contesto politico-militare in Libano», specifica Moratinos, vale a dire la fine delle devastanti operazioni militari israeliane nel Paese dei cedri. «La Siria vuole essere parte della soluzione, non del problema», ha sottolineato Moratinos, in missione per conto dell'Unione Europea, aggiungendo che Damasco ha avallato «una posizione comune riguardo ad alcuni punti del piano presentato da Fuad Siniora».