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«Il mio nome è Bond» ma i fan non ci credono


Mancano tre mesi al suo debutto, al giorno in cui Casino Royale uscirà prima nelle sale Usa e poi nel resto del mondo e sarà inevitabile il confronto con i Bond del passato. Ma se il 21° appuntamento della fortunatissima serie deve ancora confrontarsi con il pubblico, Daniel Craig, il nuovo 007 arrivato dopo Sean Connery,
George Lazenby, Roger Moore, Timothy Dalton e, ultimo, Pierce Brosnan, è invece già stato giudicato da buona parte dei fan. E, per adesso, non ha di che essere troppo felice. «Se andassi su Internet e mi mettessi a guardare quello che alcune persone dicono su di me diventerei matto», sostiene l'attore britannico. «Mi odiano, non pensano che io sia la persona giusta per il ruolo». Su siti come www.craignotbond.com le accuse nei suoi confronti sono di varia natura. E' troppo basso, dicono. Non è bello. E poi via, un Bond biondo e con gli occhi azzurri? Non si è mai visto. «Sono molto passionali su queste cose - continua l'attore scoperto dal grande pubblico la prima volta come il figlio di Paul Newman in Era mio padre, poi come protagonista di The Pusher e infine come uno degli agenti israeliani di Steven Spielberg in Monaco -. Ma vorrei solo che sospendessero il giudizio fino al giorno in cui uscirà il film». Il disappunto dei fan non ha impedito a Craig e alla produzione di venire inseguiti dai paparazzi ovunque abbiano messo piede durante la lavorazione del film, da Venezia a Praga, dalle Bahamas ai Pinewood Studios alle porte di Londra. Ma se la cosa lo
può consolare, ogni nuovo Bond è sempre stato accolto con la stessa atmosfera di sospetto e risentimento. Anche il più amato e ammirato di tutti i Bond, Sean Connery, all'inizio suscitò la rivolta e il disgusto dei fan: ma come, uno scozzese nel più inglese di tutti i ruoli? Anche se un po' frustrato dalle reazioni, Craig non ha dunque avuto altra scelta che ignorare le critiche e prepararsi meticolosamente per dare il meglio di sé, studiando i venti Bond precedenti per dare al suo una nuova direzione. E quale sarebbe? Per Barbara Broccoli, la storica produttrice della serie, Casino Royale, che nel 1967 divenne il titolo di una satira con Peter Sellers e Woody Allen nella parte del cattivo di turno, rappresenterà non un ritorno al passato ma al passato remoto. «Torniamo al personaggio concepito originariamente da Ian Fleming - spiega -. Niente nostalgia,
sarà ambientato nel presente e ci sarà il tipo di azione che i fan si aspettano. Ma torneremo all'essenza di Bond, ai primi libri». E Daniel Craig? «Ha tutto quello che deve avere un Bond - aggiunge -. E' sexy, è virile, è pieno di charme. E sa essere pericoloso». Il nuovo Bond manterrà alcune delle caratteristiche dei vecchi Bond, naturalmente. Avrà ancora licenza di uccidere. Il suo drink resta il Martini solo se shakerato. Gli rimane il debole per le donne, e la sua vittima questa volta sarà Eva Green. Tornerà a guidare una Aston Martin e come Brosnam continuerà a prendere ordini da «M», interpretata sempre da Judi Dench. E la battuta più famosa, quel «Il mio nome è Bond, James Bond», che Sean Connery pronunciò per la prima volta in Licenza di uccidere, nel 1964? «Tutti vogliono sapere se l'ho provata prima, ma onestamente non l'ho fatto - risponde Craig -. Non mi sono messo davanti allo specchio tutte le mattine, quando è arrivato il momento l'ho detta e basta».