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Pacifico, quando la musica è leggera


La musica leggera, quella che nella notte ti entra dentro come un tarlo. E' così per Pacifico, uno degli autori italiani che meglio ha saputo, negli anni, mettere in musica le emozioni: quelle belle e semplici. I suoi testi raffinati e la sua musica hanno colpito al cuore tanti artisti italiani, da Samuele Bersani ad Adriano Celentano, da Gianna Nannini a Fiorella Mannoia. Tgcom ha incontrato il cantautore milanese e ha fatto con lui una chiacchierata. Il 2006 è stato l'anno del tuo il terzo album. Dalla sua uscita a oggi cosa c’è stato nella vita di Pacifico? In generale è dal primo disco che provo questa sensazione di una continua evoluzione, anche se il mio debutto da solista segna l'inizio di tutto. Ora mi sembra che la mia carriera sia in un continuo cambiamento. Ma se c’è una novità "vera" è quella che mi ha portato, in questo ultimo periodo, a tornare a scrivere e questo approccio alla scrittura è visibile soprattutto nel mio ultimo lavoro (Dolci Frutti Tropicali) dove c’è stata una sorta di scarnificazione proprio dal punto di vista testuale. Molti a torto non ti conoscono. Ma oltre a scrivere per te lo fai anche per gli altri, le tue collaborazioni sono varie, citiamo per tutte quella con Samuele Bersani che è anche diventata un’amicizia. Il ruolo di autore ti piace quanto quello di interprete di te stesso, se mi lasci passare il termine. Io amo il modo in cui riesco ad affrontare questo mestiere. Certo non sono mai stato uno che si è messo il riflettore in faccia. L’essere interprete di me stesso mi crea anche una certa difficoltà, ovviamente in senso buono. Sai…a volte essere autore e basta ti pone nella condizione di guardare tutto con occhi diversi. Sei uno degli artisti italiani, diciamo così, con la penna facile. Hai mai pensato di scrivere poesie o racconti. Alla fine le tue canzoni un po’ già lo sono… Poesie dici? Sinceramente ci sto pensando solo ultimamente perché mi è capitato di ricevere appunto poesie e racconti di tante persone che mi chiedono un giudizio artistico sulle loro opere. Io non mi sento all’altezza, ma ho letto cose pregevoli. Per tornare alla tua domanda, adesso non mi sento pronto, magari in futuro… Dai Rosso Maltese, alla carriera solista. Un percorso lungo. Cosa ti resta di quella prima esperienza? Molto come è facile immaginare. Per me i Rosso Maltese hanno rappresentato una palestra di vita. Con loro ho imparato ad arrangiare e a capire la dinamica di molti strumenti, anche perché eravamo una piccola orchestra. Di quel periodo mi è rimasto anche il fatto di essere considerato uno “alternativo” e mi capita di essere associato, con grande piacere, ad artisti come Frankie Hi-Nrg, Amari, Baustelle. Chi ti ha formato nel tuo percorso musicale? I Beatles in modo assoluto. Credo di aver consumato i loro album. Poi artisti italiani come Pino Daniele e Ivano Fossati, ma per un motivo in particolare: sono musicisti che fanno molta attenzione al suonato e nella prima parte della mia carriera ero attratto più dalla musica che dai testi. Adesso ti aspetta il teatro immagino. Che poi è il luogo che meglio si adatta alla tua musica… E’ così infatti. Stiamo cercando di organizzare concerti in piccoli teatri dove la mia musica trova una migliore dimensione, anche se abbiamo ancora alcune date in spazi aperti. Il 2 settembre, per esempio, sarò a Milano. Poi comincerò a scrivere i nuovi pezzi. Ci sono cose che ho già messo giù e che ho intenzione di proporre agli artisti con i quali collaboro.