Snorki sarai tu!

Padoa Schioppa: manovra, perché si lamentano i ricchi?


Non è solo una questione di numeri. Almeno non per il ministro dell´economia Tommaso Padoa Schioppa che, presentando all´aula di Montecitorio la Finanziaria 2007, trasforma l´elenco delle cifre e dei provvedimenti in una lezione di etica civile. Fino ad invocare «dall'intera società italiana una prova di buona volontà e di riscatto». E accusare con parole chiare – e durissime – chi evade il fisco o giustifica la sua evasione. Perché lo Stato non toglie nulla agli
evasori. «Sono i cittadini evasori ad aver messo le mani nelle tasche sia dello Stato sia degli altri cittadini che pagano le tasse, violando così il settimo comandamento». Non rubare. Per altro, annota ancora Padoa Schioppa «più passi in avanti si faranno in questo campo, più sarà possibile in questa legislatura ridurre pressione fiscale». Una riduzione delle tasse che rappresenta l´obiettivo indicato in una serie di interviste anche dal vicepremier Rutelli e dal viceministro Vincenzo Visco. Ma che non può prescindere da una premessa. Che Padoa Schioppa rende esplicita, difendendo la riforma dell´Irpef varata dal governo: «Fatico a comprendere le lamentele di chi ha un reddito di alcune centinaia di milioni di vecchie lire», afferma. «Quando si chiede al Paese uno sforzo per risanare i conti pubblici e porre mano a riforme necessarie e faticose il bisogno di equità sociale si fa più acuto. Rendersene conto e darne esempio spetta in primo luogo a chi sta bene e appartiene al ceto dirigente del Paese. Questo – aggiunge maliziosamente il ministro - intendeva dire sicuramente il presidente di Confindustria quando ha detto: siamo pronti a fare la nostra parte». Non è solo una questione di numeri, dicevamo. Ma da quelli bisogna partire. Perché la base di ogni ragionamento, quella base che Padoa Schioppa ha strenuamente difeso dal varo del Dpef ad oggi, è il risanamento dei conti pubblici, «condizione necessaria per sviluppo sostenibile». Per il ministro dell´economia la manovra compie «uno sforzo straordinario», perché porta «i conti pubblici fuori dalla zona di pericolo. Attua inoltre una significativa ridistribuzione del reddito a favore delle fasce povere della popolazione. Riprende l'irrigazione di altri campi della spesa pubblica che la precedente finanziaria aveva disidratato fino al rischio della desertificazione».