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Lo scandalo Laziogate. Storace sotto inchiesta


Accesso abusivo ai sistemi informatici per alcuni, violazione della legge lettorale per altri. Con queste accuse maturate dopo le indagini sullo scandalo Laziogate è stata firmata dalla procura di Roma la richiesta di rinvio a giudizio per dieci persone tra cui l’ex ministro della Salute ed ex governatore della Regione Lazio Francesco Storace. «Dimostrerò carte alla mano la mia estraneità all’accusa», ha commentato Storace. «Mi fecero dimettere da ministro; qualcuno, di qui a poco, dovrà dimettersi da altro». Replica Alessandra Mussolini, europarlamentare di Alternativa sociale, vittima degli intrecci informatici-elettorali presumibilmente tessuti dall’avversario politico: «Storace stia calmo e risponda ai giudici. Certo è brutta l’idea di andare in Tribunale quando
non ci si riesce a difendere». A sua volta Storace replica: ««L’on. Alessandra Mussolini continua a straparlare. L’unico attacco alla democrazia, alle regionali del 2005, lo commise lei presentando firme false per le quali il presentatore della sua lista è stato condannato, dopo aver patteggiato la pena, a diciotto mesi di reclusione. Che non sconterà grazie all’indulto. Le regionali si svolsero con una lista che, alla luce della condanna penale, non doveva partecipare perchè illegittima».Oltre a Storace sono imputati Niccolò Accame, già braccio destro dell’allora governatore del Lazio; l’ex direttore tecnico di Laziomatica, Mirko Maceri; due detective privati Pierpaolo Pasqua e Gaspare Gallo; l’ex vicepresidente del consiglio comunale Fabio Sabbatani Schiuma e l’attuale Vincenzo Piso, entrambi di An; gli ex collaboratori dello staff di Storace, Nicola Santoro (figlio del magistrato della commissione elettorale della Corte d’appello che escluse Alternativa Sociale dal voto), e l’esperto in comunicazione Dario Pettinelli e Teresa Tiziana Parreca.Accesso abusivo ad un sistema informatico è il reato contestato a Storace, Accame, Pettinelli, Santoro e Sabbatani Schiuma. In concorso con Mirko Maceri, Daniele Caliciotti (rispettivamente direttore tecnico del Ced di Laziomatica spa e dipendente della stessa Laziomatica) e l’avvocato Romolo Reboa (i tre sono già sotto processo per questa vicenda) si sarebbero introdotti abusivamente nel sistema informatico dell’anagrafe capitolina acquisendo dati personali relativi a persona residenti nel comune di Roma al fine di verificare i nominativi dei sottoscrittori della lista concorrente “Alternativa Sociale con Alessandra Mussolini” (As), per poi chiedere l’esclusione della stessa lista dalla competizione elettorale all’ufficio elettorale centrale regionale.