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Palestina. «Noi di Hamas boicotteremo il voto»


«No assoluto alle elezioni anticipate palestinesi e no al riconoscimento di Israele». Oltre un'ora e mezzo di intervista ieri mattina nel suo ufficio nel cuore della capitale siriana per chiarire con il leader massimo di Hamas i punti fermi del suo governo nei territori palestinesi. Khaled Meshal ne parla mentre i suoi collaboratori chiamano per telefono da Gaza per riferire degli ultimi scontri armati con il Fatah di Abu Mazen. Si interrompe un attimo per comunicare con il presidente yemenita, Alì Abdallah Saleh. «Bene, bene, l'importante è ripetere al mondo intero che le elezioni anticipate sono illegali. Fatah con arroganza sta cercando di fare un colpo di Stato», esclama. In un'altra telefonata si dilunga nello spiegare le colpe di Abu Mazen e del suo braccio destro per le forze di polizia, Mahmoud Dahlan, che accusa di essere «un provocatore». «Dahlan sta alzando la tensione, vuole la fitna », dice, usando il termine religioso che definisce la sedizione, o anche la guerra civile tra musulmani. Toni da muro contro muro, dunque. «Se dovesse davvero scoppiare la guerra civile, non sarebbe certo colpa nostra. Hamas farà di tutto per evitarla», ripete più volte.