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Il referendum ha mancato il quorum, ma il sì diventerà legge


Nonostante la vittoria del "si", si complica il cammino verso la depenalizzazione dell'aborto in Portogallo. Al referendum dello scorso 11 febbraio, infatti, non è stato raggiunto il quorum. Il governo del premier socialista José Socrates ha annunciato che varerà comunque una nuova legge in materia, tenendo conto del 59% di cittadini che ha votato a favore dell'abrogazione della norma in vigore che vieta l'interruzione volontaria della gravidanza.In occasione della tornata referendaria sono stati chiamati alle urne 8,7 milioni di cittadini, ma all'appello ha risposto solo il 44% degli aventi diritto al voto. La bassa affluenza aveva già inficiato gli esiti di un'altra consultazione in materia, svoltasi nel 1998. Nove anni fa il "no" aveva vinto con il 50,09% dei suffragi e l'affluenza era stata ancor più bassa.Alla fine di ottobre dello scorso anno il Parlamento di Lisbona aveva deciso a grande maggioranza l'organizzazione di un nuovo referendum sull'argomento. Nel paese iberico, infatti, non si è mai placato il dibattito sugli aborti clandestini, che secondo alcune stime sono circa 20 mila ogni anno.In base alla la normativa attuale, le interruzioni volontarie di gravidanza effettuate entro le prime 10 settimane dal concepimento, sono ritenute un crimine. Le disposizioni in vigore prevedono eccezioni solo nei casi di violenza sessuale, di pericoli per la salute della madre oppure per malformazioni del feto e necessità terapeutiche. Le pene in caso di trasgressione prevedono fino a tre anni di detenzione per le donne e fino a otto per i medici.Il primo ministro del paese, José Socrates ha definito "inequivoco" il risultato del referendum, garantendo che l'aborto "cesserà di essere un crimine". Il Portogallo si appresta quindi a prendere le distanze dal gruppo di paesi europei che prevede ancora norme restrittive contro l'interruzione volontaria di gravidanza (Irlanda, Malta e Polonia).In Polonia la pratica dell'aborto, permessa dal regime comunista, è stata criminalizzata da una legge del 1993 che consente l'interruzione delle gravidanza solo di fronte a chiare indicazione mediche o in caso di stupro. In Irlanda l'aborto volontario non trova il favore della popolazione, come dimostra anche l'ultimo referendum, svolto nel 2002. Ciò nonostante, ogni anno, oltre 6.000 donne si recano in altri paesi per abortire. Infine, nella cattolica Malta, l'aborto non è legale in nessun caso, neanche quando esiste un pericolo per la vita della donna incinta.