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La Polonia dei Kaczynski


I cambiamenti della Polonia hanno coinvolto anche e in special modo le donne. Il crollo dell'industria nazionale ha lasciato molte di loro senza lavoro. Gli asili nido e i giardini d'infanzia del sistema socialista sono stai chiusi e le donne, di nuovo chiuse nell'unico ruolo in linea con la dominante ideologia della Chiesa cattolica: quello di casalinga. Sotto l'influenza della Chiesa, ma anche delle riviste femministe e dei mezzi di comunicazione di massa, la madre polacca è stata messa sul trono come ideale al quale bisogna aspirare. Bisogna tener conto del fatto che in Polonia tutte le reti private televisive sono apertamente cattoliche. La Chiesa ha negato l'introduzione di corsi di educazione sessuale nelle scuole; solo pochi hanno accesso ai mezzi di prevenzione e gli aborti illegali crescono, secondo quanto denunciato dalla femminista e candidata presidenziale Maria Szyszkowska. Per i collettivi omosessuali non va meglio con il governo dei fratelli Kaczynski che, nel mese nel quale arrivarono al governo, nell'ottobre del 2005, avevano già proibito una manifestazione del collettivo gay nel paese. A tutto questo bisogna aggiungere le dichiarazioni del presidente, Lech Kaczynski, pronunciate il 28 luglio 2006 nelle quali ha difeso la reintroduzione della pena di morte in Polonia e in tutta Europa, alle quali aveva risposto con grande preoccupazione Amnesty International. Kaczynski ha sostenuto parlando alla prima emittente della radio pubblica polacca che “i paesi che aboliscono questa pena concedono uno straordinario vantaggio al delinquente, in detrimento della vittima: il vantaggio della vita rispetto alla morte”. Già in precedenza, la Lega della Famiglie Polacche (Liga Polskich Rodzin, LPR), uno dei partiti che formano parte della coalizione al governo, aveva annunciato una campagna su scala europea in favore della reintroduzione della pena di morte e un referendum sulla medesima questione in Polonia. E se qualcuno crede che il panorama in Polonia non sia un lugubre viaggio nel tunnel del tempo, gli chiarirà le idee conoscere l'iniziativa di cinquanta deputati del partito al governo dello scorso mese di dicembre. La loro proposta non era nient'altro che nominare Gesù Cristo re della Polonia. “Vogliamo che Gesù Cristo sia nominato re dei polacchi”, ha affermato il parlamentare Artur Górski, della coalizione Legge e Giustizia. “ La Polonia ha bisogno ora più che mai della guida e dell'aiuto divino per affrontare i nuovi tempi”, ha aggiunto il deputato. Effettivamente, se i polacchi non reagiscono, non vi potrà porre rimedio neanche Dio.