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Diliberto: «Teniamo i nostri simboli»


Da Rimini l'invito ad avviare il processo per l'unità della sinistra radicale: «Ci vuole coraggio, non abbiamo approdi sicuri» Oliviero Diliberto termina con un appello all’orgoglio e alla tradizione storica dei comunisti il Congresso nazionale del Pdci a Rimini. Il segretario, dopo aver spinto con forza sul tema dell’unità a sinistra, ha rassicurato i militanti e ha concluso così il suo intervento, subito seguito dalle note di "Bandiera rossa": «Nell’89 qualcuno ha pensato "si chiude qui". Chiudendo questo congresso possiamo dire che non si è chiuso qui: noi veniamo da lontano e continueremo ad andare molto ma molto lontano». Il segretario ha avanzato poi in modo esplicito la richiesta di avviare il processo per costruire l'unità della sinistra radicale, invitando tutti i militanti ad «avere coraggio, visto che ci accingiamo ad andare in mare aperto dove non ci sono approdi sicuro». «CI TENIAMO IL SIMBOLO» - «Ci teniamo oggi, ci terremmo domani e per sempre il nome, il simbolo, la stella e la bandiera d'Italia dei Comunisti italiani». Il segretario del Pdci, Oliviero Diliberto risponde così alla richiesta avanzata da Armando Cossutta di rinunciare a falce e martello, in relazione al nuovo percorso che il partito intende intraprendere. Affrontando il tema nella relazione conclusiva del quarto congresso Diliberto spiega: «Voglio rispondere pacatissimamente - (a Cossutta, dice senza citarlo) - Se rinunciassimo, accettando l'invito che ci è stato fatto oggi a nome e simbolo, a chiamarci comunisti e a falce e martello, se dicessimo di sì, allora aveva ragione Occhetto nell'89. Ci saremmo risparmiati venti anni di fatica».