Snorki sarai tu!

Nada: Questo mondo non mi piace


C 5 è chi ricorda Nada come l'interprete di «Ma che freddo fa», canzone con cui, a soli 16 anni, debuttò al Festival di Sanremo del 1969. Chi associa il suo nome ad «Amore disperato», tormentone del 1983. Chi, invece, l'ha conosciuta più di recente, ascoltando dischi come «Tutto l'amore che mi manca» del 2004 (realizzato con John Parish, già produttore di P.J. Harvey) e «Luna in piena», il ed comprendente l'omonimo singolo che a febbraio l'ha vista tornare sul palco dell'Ariston. Già, perché Nada è una delle poche artiste italiane che è stata capace di cambiare, di rinnovarsi.
Forte anche dell'insegnamento di maestri quali Piero Ciampi e Paolo Conte, al suo fianco negli anni 70. E sempre concentrata su un obiettivo: essere se stessa. «Mi butto in un progetto solo se lo sento mio». «E successo così anche con "Luna in piena", un album che amo proprio perché mi ci ritrovo, rappresenta una parte di me». Domani la cantautrice livornese inaugurerà la rassegna «Idroscalo in festa» con un concerto gratuito, prima tappa di una tournée estiva che la porterà in tutta Italia. In scaletta, accanto ai nuovi pezzi, non mancheranno vecchi successi quali «II cuore è uno zingaro» e «Re di denari». Stufa di cantare quei brani? «No, il mio passato mi ha dato molto, non rinnego nulla. Anche se ormai è remoto. Adesso scrivo la mia musica, produco i miei dischi. Magari il grande pubblico è meno informato, ma le nuove generazioni mi conoscono per quello che faccio ora. E rispetto a quando ho incominciato credo di essere un po' diversa». Ed è così. È un cantautorato sporco di blues e rock, dolce ma a tratti spigoloso, quello dell'ultima Nada. Una 53enne dalla voce un po' roca e dall'aria sbarazzina, che ama fumare il sigaro, che ha fatto anche l'attrice, che nel 2004 ha scritto il libro «Le mie madri», aggiudicandosi il Premio Alghero Donna. Che forse ne pubblicherà un altro, svela. E che adora vivere nella sua Toscana, in campagna. Come canta in «Luna in piena», si dondola in disparte? «Sempre, perché sono un po' timida. E perché ciò che mi sta intorno non mi piace granché. È un periodo morto per la cultura, stiamo vivendo di cose già viste. Preferisco seguire la mia strada. E poi la natura è la mia religione. Quando sono in città il mio pensiero è sempre quello di raggiungere un prato o una spiaggia deserta. Perché lì mi trovo più a mio agio, da lì vedo tutto più chiaro».