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Caso Hina. Dounia Ettaib chiede giustizia


In questi due giorni non è uscita di casa ma solo perché ha la febbre alta, a fianco ha il figlioletto di 3 anni e mezzo e il marito che le danno conforto e la rendono "comunque felice", la paura c'é ma il suo lavoro andrà avanti nonostante tutto. E' ancora molto scossa, dopo le minacce ricevute, Dounia Ettaib, la vicepresidente lombarda dell'Associazione donne marocchine in Italia (Acmid). Venerdì scorso la donna ha denunciato di essere stata pesantemente insultata e intimidita da due connazionali mentre si trovava vicino alla moschea milanese di viale Jenner. Motivo dell'aggressione: l'impegno, tra l'altro, per ottenere la costituzione di parte civile (che il giudice non ha riconosciuto) nel processo per l'omicidio di Hina Saleem, la ragazza pakistana uccisa dal padre e altri familiari perché, secondo
l'accusa, di costumi troppo 'occidentali'. "Devi smetterla di parlare di islamismo, Hina è una prostituta come te", le avrebbero detto i connazionali. E poi, stringendole il viso, uno avrebbe aggiunto: "la bellezza non dura a lungo". Dopo quelle minacce il Prefetto ha disposto un servizio di tutela che la seguirà negli spostamenti. "Io la scorta non l'ho chiesta" dice l'interessata. Dounia parla a fatica: "Sono ancora molto provata - dice a voce bassa - non conoscevo quegli uomini, non li ho mai visti prima ma li ho descritti alla polizia, ne ho fatto una sorta di identikit. Francamente non so dire se l'episodio sia stato premeditato o casuale, non sono ancora riuscita a farmi un'idea. Una cosa è comunque certa: porterò avanti il mio lavoro, la mia quotidianità non deve cambiare e sarei già uscita di casa se non avessi la febbre. Paura o no, si andrà avanti anche se, ovviamente, con la mia associazione dovremo fare delle valutazione su quello che sta accadendo perché se dopo ogni iniziativa ti colpiscono...". Per ora attribuisce l'episodio genericamente "all'ignoranza", poi chiede preoccupata: "Per caso le risultano altre minacce, la stampa ha ricevuto qualcosa?". La vicepresidente dell'Acmid, che è psicologa e lavora alla Provincia di Milano, tiene però molto a ringraziare i tanti italiani, musulmani ed ebrei che le hanno espresso solidarietà: "sono molto commossa, non mi aspettavo tanto sostegno dalle varie comunità e voglio ringraziare tutti quelli che hanno avuto un pensiero di affetto nei miei confronti". Sulla vicenda ha preso posizione anche il presidente dell'Istituto culturale islamico di viale Jenner, Abdel Hamid Shaari: "Ribadiamo la nostra condanna per quello che è successo - sottolinea - perché chiunque utilizzi violenza verbale e fisica per dissensi politici, religiosi o sociali sbaglia in maniera grave. La strada corretta è il dialogo. Dounia Ettaib è impegnata nel sociale, a difesa dei diritti delle donne e quindi chi l'ha aggredita ha fatto molto male". "Comunque - ha concluso Shaari - cose simili non devono ripetersi più".