Snorki sarai tu!

Lola - 24° puntata


Che l'evasione dell'ipocrisia e della monotonia della vita borghese sia purtroppo possibile soltanto in una dimensione onirica è evidente in una canzone del 1979 dal cinematografico titolo di Agguato a CasablancaRisvegliandosi sull'altare Jenny disse di no "scusate tanto, ma mi sento male" cercò l'uscita e scappò per abitudine per abitudine no non mi frego più la vita per abitudine no non è già finita Il cassiere sorrise a tutti e la sua banca guardò una valigia piena di biglietti e il passaporto ce l'ho per abitudine per abitudine no non affondo nella muffa per abitudine no peccato sia una truffa poi scappare via lontano e dimostrare a questo mondo che ci siamo e poi scappare via ma ci si stanca c'è un'abitudine in agguato a Casablanca E il fantasma di don Giovanni la terza volta tentò "ragazza piano, non ho più vent'anni" è meglio un film di Totò per abitudine per abitudine no io non rischierò il collasso per abitudine no da questa sera ingrasso poi scappare vai lontano e dimostrare a questo mondo che ci siamo poi scappare via ma ci si stanca c'è un'abitudine in agguato a Casablanca Le tre storie di ribellione, di fuga dalle convenzioni e dalla fissità dei ruoli, dall'immaigneinautentica di se che di sata fino a un determinato momento(moglie ideale, impiegato modello, amante virile), si concludono con la consapevolezza che quella della fugaè una condizione piacevole ma inevitabilmente provvisoria, e anche in una realtà nuova e apparentemente molto diversa (Casablanca intesa come luogo di vacanza e libertà; come "portofranco" delle attività e dei rapporti interpersonali) riemerge il bisogno di attribuirsi un'identità, riaffiora la tendenza umana a costruirsi delle certezze e a stabilire punti fermi "l'abitudine" ripetuta nel ritornello). Ciò che resta nella canzone è l'elogio all'anticonformismo, la simpatia per chi ha il coraggio di ribellarsi, di rifiutare schemi e formalità, di "ribaltare"la propria esistenza in nome di un ideale, per un bisogno di libertà e autenticità.