Snorki sarai tu!

Sarajevo


La bocca è spalancata più del normale, i denti sono grandi e lunghi, troppo grandi per la sua etàLa disperazione della guerra e della miseria è disegnata sul volto di un bambino di cinque, forse sei anni che sta seduto sulla strada con una fisarmonica al collo grande il doppio di lui. Il viso è ricoperto di cicatrici e sulla testa rasata porta un cappello nero da folletto.Canta melodie struggenti, rese ancora più dure dalla sua voce che quasi ringhia, che sputa in faccia ai passanti tutto il dolore e la rassegnazione che si può portare addosso un bambino che forse è orfano, ma sicuramente è privo d'amore. Quando mi avvicino, noto che non mi guarda. Neanche quando lascio scivolare due monete nella scatola davanti a lui. Guarda dietro le mie spalle, fissa il vuoto. La bocca è spalancata più del normale, i denti sono grandi e lunghi, troppo grandi per la sua età. Strizza gli occhi mentre canta, e il suo canto è un urlo, non un tentativo di creare una melodia. È stato questo folletto disperato, più che i colpi di mitragliatrice ancora visibili sui muri dei palazzi e i tetti bombardati delle case, a farmi capire cos'era Sarajevo fino a qualche anno fa. Gli altri fanno finta che nulla sia successo, escono per strada e si infilano in uno dei tanti locali del centro, dove la musica è alta e ti fa scordare tutto. E forse è meglio così.melissa p.