Snorki sarai tu!

Fan Club - 2 - Loredana Bertè (prima parte)


Ho passato undici mesi trascinandomi dal divano al letto. Come un animale ferito. Tenevo le imposte chiuse, perché c’era sempre qualcuno pronto a scattare fotografie. Ora basta. Sono furiosa. L’ingiustizia pretesa dal mio amico di sempre Renato Zero, (vuole 100 milioni per restituirmi 9 canzoni, da me scritte e registrate), è stato un colpo intollerabile”.Bentornata Loredana! Chiusa in volontaria clausura nella casa milanese dalla morte di Mia Martini (la sua Mimì), l’indomabile Bertè torna all’attacco. E per la prima volta, in esclusiva per Oggi, Loredana fa i conti con tutto il suo travagliato passato:dall’abbandono del padre agli amori sbagliati,all’altalenante rapporto con la sorella. “La mia vita è degna di una tragedia greca” dice. E proprio come in una tragedia greca nel suo memoriale non chiama mai i genitori , ma e .Perché i miei genitori si siano sposati, abbiano messo al mondo quattro figlie: ecco, questo non lo capirò mai. La vita della nostra famiglia è sempre stata un inferno. Io sono nata nel ’50 a Bagnare Calabra, in provincia di Reggio Calabria, il 20 settembre: lo stesso giorno in cui è nata Mimì, ma con tre anni di differenza. Il padre e la madre, tutti e due calabresi, insegnavano: abitavamo a Porto Recanati allora, però ogni volta che doveva venire al mondo una di noi la madre prendeva il trenino e andava giù, a casa (perché allora si usava farci nascere con le levatrici); poi tornava su col fagottello.Io e Mimì, essendo le più vicine come età (Leda è molto più grande; Olivia ha otto anni meno di me) stavamo sempre insieme: era un continuo andare ai giardini, al mare (avevamo la casa proprio davanti). Mimì era ammiratissima da tutti i bambini del posto, che scrivevano il suo nome sopra le pietre e le buttavano dentro il nostro giardino, o gliele facevano trovare sul bagnasciuga, dove sapevano che lei passava. Oppure le incidevano grandi cuori sugli alberi.La serenità però finiva una volta chiusa la porta.n casa c’era una situazione intollerabile: il padre e la madre che litigavano a sangue, ogni volta era una tragedia. Perché? Noi eravamo troppo piccole per capirlo. Il padre se n’è andato quando io avevo 8 anni (nel frattempo ci eravamo trasferiti ad Ancona) e non l’abbiamo più rivisto: s’è fatto vivo per la prima volta dopo vent’anni per diffidare Mimì, che aveva inciso il disco PADRE DAVVERO. A lui le bambine non sono mai piaciute, era arrabbiato nero per non aver avuto il figlio maschio. Gli ho scritto una bella canzone nell’ultimo album, PADRE PADRONE e l’ho sistemato per le feste. In quegli anni, gli unici giorni in cui non c’erano botte era quando arrivava Pietro Nenni che, amico di mio padre (chissà come mai), stava tutti i fine settimana da noi. Mi ricordo i suoi occhi azzurri come laghi, la stanza da letto che preparava mia madre con la coperta rossa di ciniglia, e io che l’andavo sempre a svegliare e a portargli il caffè. In quelle occasioni i genitori facevano i santi. “Che fortuna, speriamo che questo venga un po’ più spesso”, ci ripetevamo io e Mimì, che regolarmente doveva intonare BANDIERA ROSSA tra i nostri applausi. Ricordo invece un giorno normale in cui noi due stavamo sedute sui gradini fuori di casa: Mimì cantava BANDIERA ROSSA, arrivò il padre e le dette uno schiaffo dicendo:”Cretina, oggi non si può cantare, sennò i vicini….”. E lei mi chiedeva: “Perché, Loredana, questa canzone si può cantare solo la domenica? Mi sembra così carina, orecchiabile…”.Dei Natali non parliamo neppure: ci regalavano carbone perché dicevano che eravamo cattive. I compleanni miei e di Mimì non si sono mai, dico mai, festeggiati perché arrivavano il 20 settembre, mentre allora gli statali riscuotevano il 27. L’unica ad avere fortuna era Olivia, che è nata il 28, e l’altra che è nata per capodanno. Stendiamo un pietoso velo anche sulle estati quando, pur di non doverci sopportare ci sbolognavano: dai 5 anni, io ero regolarmente mandata in colonia a San Leo, San Marino. Che rottura! Dovevo dormire in uno stanzone con 250 persone e le sbarre alle finestre: sono scappata tre volte. Non sapevo neppure dov’era Mimì, anche lei spedita da qualche parte. Solo due estati siamo potute stare assieme, in una specie di lager.No, Mimì non era irrequieta da bambina: io sono sempre stata rissosa, impulsiva,provocatoria; lei sempre dolcissima, riflessiva. E’ scappata di casa una volta, quando faceva le medie, perché aveva preso 4 in inglese: l’ha ritrovata la polizia dopo due giorni, tutta graffiata. Aveva dormito tra i rovi, povera piccina. Tanto era il terrore di affrontare il padre con un brutto voto, visto che pochi giorni prima aveva gonfiato Leda per un 6 (dico: un 6), in latino, la materia che lui insegnava.Quando se n’è andato, per me è stato come se morisse. Da allora l’ho rivisto, solo dopo quasi vent’anni all’obitorio, dove giaceva Mimì. Gli ho urlato: “L’hai uccisa tu”. Comunque, questa è un’altra storia.Dopo la sua, speravamo in qualche altra defezione….. “Che bello essere orfane”, pensavamo. Invece no: abbiamo continuato a stare ad Ancona con la madre. Mimì (che suonava il pianoforte da quando aveva 5 anni), ha cominciato a prendere lezioni di canto e a esibirsi con la sua maestra.Poi ci siamo stabilite a Roma, dove Mimì ha iniziato a presentarsi a provini, a far serate, ad aver possibilità di un lavoro: era il ’60 più o meno. Nel ’64 aveva già inciso due dischi tra cui IL MAGONE.Passavamo tutti i giorni a sentire le canzoni di Paul Anka, Neil Sedaka, Aretha Franklin (il suo grande mito, un giorno è riuscita anche a duettare con lei), i dischi di jazz, la musica classica. Mimì amava particolarmente i concerti di Bach e andavamo spesso a sentire i concerti dell’accademia di Santa cecilia. Siamo cresciute tra Bach e Beatles, insomma. http://www.stelleitaliane.altervista.org/index3.htm