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Gordon Brown: Non mi dimetto


Il primo ministro britannico, Gordon Brown, non intende dimettersi ed è convinto della capacità del Partito laburista di riprendersi dalla batostasubita giovedì alle amministrative in Inghilterra e in Galles, la peggiore degli ultimi quarant'anni. Gordon Brown, che si ritrova un partito relegato al terzo posto dopo l'opposizione conservatrice e i liberaldemocratici, ha ammesso errori, ma ha sottolineato che il risultato è stato condizionato grandemente del rallentamento dell'economia registrato in tutto il mondo industrializzato. «Sono certo che recupereremo e vi spiego come», ha detto il premier in un'intervista alla televisione Bbc, «Prima di tutto risolvendo il problema più impellente sul fronte dell'economia e dimostrando alla gente che possiamo farcela a superare questa congiuntura molto difficile. In secondo luogo, dimostrando alla gente che abbiamo una visione -per quanto mi riguarda, ottimistica- che porterà il Paese nella prossima fase. Il test per una dirigenza è come sa affrontare le avversità». Brown ha assicurato che il partito sta mettendo «mattoni solidi» per la costruzione del futuro, soprattuto a sostegno delle famiglie operaie con aiuti per l'acquisto della prima casa.Il premier si è detto pronto al confronto con i Conservatori di David Cameron, grandi vincitori di questa consultazione, che sono riusciti con Boris Johnson a espugnare anche il comune di Londra, fino ad allora regno di Ken Livingston.Il premier inglese ha avvertito che una cosa sono le amministrative, altro le legislative, previste per il 2010, quando la scelta tra conservatori e laburisti sarà molto più chiara perchè «il Labour è il partito dalla parte dei lavoratori». Quando gli è stato chiesto se abbia valutato la possibilità dimettersi, ha risposto: «Credo che si debba portare avanti il lavoro. Sono determinato. Ho convinzioni e idee e non intendo rinunciarvi dopo le prime difficoltà». Si è anche paragonato al senatore John McCain, dato per spacciato nella corsa alla candidatura repubblicana alla Casa Bianca e oggi l'unico del partito rimasto in lizza.