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Cambiare il ciclismo


Intervista a Giancarlo Pauletto.Passo subito la parola al professor Giancarlo Pauletto (classe 1941, di Portogruaro vicino a Pordenone, critico d’arte, appassionato di ciclismo e ideatore di Ediciclo, una casa editrice dedicata a questo sport): “Chiunque ama il ciclismo è in lutto. In primo luogo per Pantani, che era un campione: aveva un’eleganza nelle salite che credo si possa paragonare solo a Coppi. Nella sua pedalata sapeva disporre i pesi con straordinaria bellezza. Poi c’è l’aspetto storico: ha vinto il Giro e il Tour lo stesso anno. Però siamo in lutto anche per lo sport, che è diventato uno spettacolo sempre più basato sui soldi. Il ragazzo ha perso tutto in un minuto, sapendo che non era il solo a usare farmaci. Questo è lo sfondo culturale. Non credo che un ciclista, oggi, possa fare a meno di aiutarsi con le medicine. Era così anche quarant’anni fa”.Ma in uno sport basato sullo sforzo fisico ci sarà sempre questa tentazione?“Pulire il ciclismo dalla macchia della ‘frode medica’ sarebbe come pulire il mondo dalla guerra. È la mentalità della gente che dovrebbe cambiare. Meglio tornare al ciclismo come strumento di divertimento, di vita tranquilla. Abbiamo la fortuna di vivere in un paese assolato, con un bel paesaggio. Ciclismo vuol dire stare con gli amici, vedere montagne, boschi e laghi. Dalla macchina non vedi niente. Un ciclista fa cento chilometri in cinque ore e gli restano ancora tante ore della giornata”.La casa editrice (www.ediciclo.it) è nata “perché non c’erano libri che descrivessero itinerari per ciclisti”. Pubblica anche una collana sui miti di questo sport: ultima uscita, un libro su Alfonsina Strada, la prima donna che ha fatto il Giro d’Italia nel 1924.