Snorki sarai tu!

Contro la pedofilia


Se li vedeste salire su certi voli charter stranamente affollati da uomini soli, da Roma o da Milano, diretti in Brasile, Kenya, Bali, Filippine, Costa Rica, India, Cambogia, Russia o Cecoslovacchia, coi loro trolley firmati, e i loro giacconi sportivi da turisti, e in tasca il pacchetto ”all inclusive” fornito da certe agenzie, e i vaucher pronti in mano, fareste fatica a proiettarli nella sequenza successiva di quel viaggio.  Partono dall’Italia in ottantamila all’anno, più che da qualunque altro Paese. Tra poco, staranno a raccattare bambine e bambini brasiliani sul lungomare di Fortaleza, per stuprarli in cambio di un giocattolo o un piatto di minestra, o vagheranno a caccia lungo le autostrade ceche, tirando sul prezzo con le madri che espongono i figli come souvenirs locali.
E se li vedeste tranquillamente seduti alla sera, dopo cena, davanti ad un pc, magari nella stanza accanto a quella dove dormono i loro genitori o i loro figli, fareste fatica a immaginare che tipo di sequenze agghiaccianti stanno scambiando, guardando, vendendo, scaricando, con quali strategie diaboliche stanno cercando di adescare minorenni per ottenere foto, filmati, prestazioni. Sono centinaia di migliaia, e sono al quinto posto nel mondo nel consumo di pedopornografia. Se potreste guardali in faccia conoscendo le loro abitudini, provereste, oltre alla ripugnanza, qualcosa che assomiglia al disorientamento e alla sorpresa. Gli orchi internauti, gli orchi hacker, gli orchi viaggiatori, che sono variabili moderne e globalizzate degli orchi tradizionali, non lasceranno trapelare nulla che possa insospettirvi, se cercherete di smascherarli dall’aspetto, dalla condizione sociale, all’età: giovani, colti, socialmente integrati, reddito medio alto, spesso sposati e padri, pertanto più spregevoli degli altri, nella scelta di rapinare l’infanzia a milioni di bambini per annoiarsi di meno, cercare emozioni estreme, trasgredire, dissacrare, sperimentare la violenza, misurare il proprio potere vessatorio sugli inermi.«Hanno tra i venti e i trent’anni- assicura Marco Scarpati, presidente di Ecpat Italia- e cercano un sesso che hanno visto spiando dal buco della serratura di Internet: un sesso diverso da quello normale, che spesso filmeranno coi loro telefonini, per farlo vedere agli amici».
Il nuovo pedofilo è così: col vuoto interiore che gli ha deformato i sentimenti, e un kit tecnologico che lo ha istigato, attrezzato, socializzato, disinibito. E allora la Rete diventa il grande untore. Incoraggia, legittima, aggrega, propone, corrompe la fantasia, affina le tecniche dei predatori, moltiplica a dismisura il numero delle prede potenziali. Un diagramma in ascesa costante, regolare come le stagioni. La linea ”Hot 114” di Telefono Azzurro «ha registrato un incremento del 34 per cento dei contatti negli ultimi otto mesi», dice il presidente, Ernesto Caffo. La maggior parte, trentasette per cento, riguardano materiale pedopornografico nel quale qualcuno si è imbattuto navigando in Rete.«Otto nuovi bambini schiavi ogni giorno». Vanno a ingrossare una popolazione mondiale di piccoli fantasmi che qualcuno stima attorno ai due milioni. Hanno dodici, dieci, sette, tre anni, anche di meno. La maggior parte di loro si perderanno in un magma di orrore senza riemergerne mai più. «Nel database dell’Interpol - informa Save the Children - ci sono ventimila immagini di bimbi abusati. Solo cinquecento di loro sono stati identificati». Gli altri non hanno nome, non hanno volto, non hanno futuro.