E’ necessario diventare infelici per rendere gli altri felici?Io faccio la comica ma molto spesso, dopo uno spettacolo, qualcuno viene a trovarmi e mi dice “mi sono commosso”. Questo vuol dire che quando la comicità ha una certa profondità, tocca qualche corda personale. Io sono attrice comica ma soprattutto ho scritto quasi tutto quello che ho recitato.Lei da piccola, educata con Stendhal, Cocteau, Flaubert, Balzac, che ha letto Proust in lingua originale, è andata poi a fare cabaret. Come è successo?Ho cominciato facendo quello che noi chiamavamo cabaret da salotto, dicendo cose di una certa serietà di contenuto. Poi da questo tipo di testo rapido e pungente sono passata alle commedie.Ma in casa come l’hanno presa?La mia è stata un’educazione borghese di una famiglia intelligente e quindi è stata un’educazione che teneva d’occhio l’educazione del bambino. Quando ho cominciato la carriera negli anni ‘50, i grandi erano molto più benevoli di quanto lo sono adesso. Io ho una grande tenerezza per i giovani che cominciano adesso.Le sue leggendarie pause comiche: c’è una tecnica o sono naturali?Ci sono entrambe le cose. Le idee non hanno tecnica, vengono……avendole!Io sono veramente una sacerdotessa della pausa che in teatro ha una grande importanza.Come mai ci sono sempre poche donne che fanno comicità.Adesso ce ne sono. Non moltissime, ma siccome la donna ha subito un’evoluzione importante, anche la comicità femminile va verso delle mete impegnate.Che cos’è il talento?Il talento è certamente una cosa istintiva, un dono di Dio. Però il talento è timido perché il vero talento non ha voglia di buttarsi in pasto, viene fuori a poco a poco secondo quello che piace dire a lui, non quello che vogliono fargli dire.
Franca Valeri a "Che tempo che fa"
E’ necessario diventare infelici per rendere gli altri felici?Io faccio la comica ma molto spesso, dopo uno spettacolo, qualcuno viene a trovarmi e mi dice “mi sono commosso”. Questo vuol dire che quando la comicità ha una certa profondità, tocca qualche corda personale. Io sono attrice comica ma soprattutto ho scritto quasi tutto quello che ho recitato.Lei da piccola, educata con Stendhal, Cocteau, Flaubert, Balzac, che ha letto Proust in lingua originale, è andata poi a fare cabaret. Come è successo?Ho cominciato facendo quello che noi chiamavamo cabaret da salotto, dicendo cose di una certa serietà di contenuto. Poi da questo tipo di testo rapido e pungente sono passata alle commedie.Ma in casa come l’hanno presa?La mia è stata un’educazione borghese di una famiglia intelligente e quindi è stata un’educazione che teneva d’occhio l’educazione del bambino. Quando ho cominciato la carriera negli anni ‘50, i grandi erano molto più benevoli di quanto lo sono adesso. Io ho una grande tenerezza per i giovani che cominciano adesso.Le sue leggendarie pause comiche: c’è una tecnica o sono naturali?Ci sono entrambe le cose. Le idee non hanno tecnica, vengono……avendole!Io sono veramente una sacerdotessa della pausa che in teatro ha una grande importanza.Come mai ci sono sempre poche donne che fanno comicità.Adesso ce ne sono. Non moltissime, ma siccome la donna ha subito un’evoluzione importante, anche la comicità femminile va verso delle mete impegnate.Che cos’è il talento?Il talento è certamente una cosa istintiva, un dono di Dio. Però il talento è timido perché il vero talento non ha voglia di buttarsi in pasto, viene fuori a poco a poco secondo quello che piace dire a lui, non quello che vogliono fargli dire.