Sarà per quelle décolletè esibite con nonchalance venerdì o, molto più probabilmente, per essere tornata in televisione con le sue interviste, ma Daria Bignardi, all’esordio di “L’era glaciale” su Raidue, ha sfondato la soglia del 20% di share con un picco di 2.153.000 spettatori alle undici e tre quarti. Come dire: la notte porta consiglio al pubblico. I numeri saranno pure aridi, ma passare da La7 alla Rai, lasciare un cult come “Le invasioni barbariche” e bussare a un nuovo tipo di audience non è poi così facile.Il personaggio, d’altra parte, è complesso. Piace molto agli uomini, che la trovano un mix insolito di seduzione e intelligenza, visione un po’ razzista tipicamente maschile, ma ha pure la complicità del mondo femminile che le riconosce un buon grado di caparbietà: «Dicono che ho grinta? Io la chiamerei piuttosto flessibilità» spiega «le donne sono pronte, storicamente, a essere precarie. Ci si chiede di fare mille lavori, di non avere mai certezze. Una condizione di competitività e difficoltà che solo oggi ci accomuna un po’ tutti».
La Daria glaciale
Sarà per quelle décolletè esibite con nonchalance venerdì o, molto più probabilmente, per essere tornata in televisione con le sue interviste, ma Daria Bignardi, all’esordio di “L’era glaciale” su Raidue, ha sfondato la soglia del 20% di share con un picco di 2.153.000 spettatori alle undici e tre quarti. Come dire: la notte porta consiglio al pubblico. I numeri saranno pure aridi, ma passare da La7 alla Rai, lasciare un cult come “Le invasioni barbariche” e bussare a un nuovo tipo di audience non è poi così facile.Il personaggio, d’altra parte, è complesso. Piace molto agli uomini, che la trovano un mix insolito di seduzione e intelligenza, visione un po’ razzista tipicamente maschile, ma ha pure la complicità del mondo femminile che le riconosce un buon grado di caparbietà: «Dicono che ho grinta? Io la chiamerei piuttosto flessibilità» spiega «le donne sono pronte, storicamente, a essere precarie. Ci si chiede di fare mille lavori, di non avere mai certezze. Una condizione di competitività e difficoltà che solo oggi ci accomuna un po’ tutti».