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Dopo il crack delle banche, l'Islanda sceglie la sinistra


Colpita dalla crisi finanziaria internazionale, l'Islanda ha scelto di cambiare, regalando una storica vittoria alla coalizione di sinistra nelle elezioni anticipate. I socialdemocratici e i verdi di sinistra hanno ottenuto per la prima volta la maggioranza assoluta in Parlamento con 34 seggi su 63. Per il Governo costituito dal partito dell'Indipendenza, che era costretto a dimettersi a gennaio dopo le proteste di piazza, il messaggio è chiarissimo: i cittadini lo considerano responsabile della crisi bancaria che ha messo in ginocchio l'economia del Paese.Vittoria netta. Il nuovo premier è la 66enne Johanna Sigurdardottir, che guidava l'Islanda già da alcuni mesi, dopo le dimissioni dell'esecutivo di centrodestra. Il partito
socialdemocratico ha conquistato il 29,8% dei consensi (20 seggi) mentre gli alleati il 21,7% (14 seggi). Il partito dell'Indipendenza, invece, ha incassato il peggior risultato dal 1944 con il 23,7% (16 seggi). Nel maggio 2007 aveva ottenuto il 36,6% dei voti, contro il 26,8% dei socialdemocratici ed il 14,3% dei verdi di sinistra.Verso l'Europa. Tra i temi in agenda del premier Sigurdardottir, l'adesione all'Unione europea, che potrebbe essere formalmente sottoposta a un referendum popolare, e l'aumento delle tasse, provvedimento ritenuto indispensabile per far fronte al prestito da 10 miliardi di dollari contratto con il Fondo monetario internazionale. Ma la vera sfida sarà affrontare la congiuntura economica, che resta delicatissima: il Pil nel 2009 dovrebbe diminuire del 10%, mettendo in grave difficoltà i 300mila abitanti.