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Society at a Glance 2009: i record dell'Italia diseguale


Insoddisfatti e disuguali. Così ci vede l’Ocse. Emerge da Society at a Glance 2009, il nuovo rapporto sulle condizioni sociali delle economie avanzate. I dati ci raccontano stili di vita e modelli di sviluppo. I francesi dormono molto e passano tanto tempo a tavola, più che negli altri Paesi sviluppati. Per gli americani, invece, il food deve essere necessariamente fast: un’ora e un quarto al giorno. Mangiando male. Hanno la percentuale più elevata di obesi: il 34% della popolazione contro una media Ocse del 15%. E si ammazzano di lavoro: 1896 ore l’anno (il 20% in più della media). L’Italia si distingue al penultimo posto per la soddisfazione nella vita. Più insoddisfatti di noi solo i turchi. Siamo poi secondi nelle disuguaglianze di reddito. Più disuguali di noi solo gli americani. Infine, siamo primi nelle disuguaglianze di genere. Su questo terreno non ci batte nessuno.Partiamo dall’insoddisfazione per la vita. I sondaggi Eurobarometro rilevano questo dato da molti anni, in tutti i Paesi europei. Bassi livelli di «soddisfazione per la vita» si associano a bassi livelli di collaborazione collettiva, civismo e fiducia nelle istituzioni. Non sorprendentemente, a partire dagli Anni 70, l’Italia ha sempre registrato i livelli più elevati d’insoddisfazione tra i Paesi della «vecchia Europa». Se questo aspetto non dovrebbe stupirci, il dato sulle disuguaglianze di reddito fa invece impressione. A metà degli Anni 80 il valore che registravamo sull’indice di Gini (che misura le disuguaglianze nella distribuzione del reddito utilizzando una scala da zero a cento) era più o meno in linea con la media dei Paesi Ocse. Oggi siamo quattro punti sopra (35 vs 31), a pochi passi dagli Stati Uniti (38). Con l’aggravante che aggiungiamo un tocco della peggiore mediterraneità alla nostra struttura delle disuguaglianze sociali. Guardando all’uso del tempo giornaliero, ad esempio, si scopre che gli uomini italiani usufruiscono mediamente di 80 minuti di tempo libero in più rispetto alle donne. Queste ultime, infatti, spendono molte più ore dei loro compagni nelle faccende di casa e nell’accudimento dei figli. Uno squilibrio nel lavoro di cura che regala ogni anno ai maschi italiani la bellezza di 487 ore (oltre 20 giorni!) in più da dedicare a se stessi. È il «gender gap» più alto fra tutti i Paesi Ocse.Che risulta ancora più drammatico alla luce dei dati sull’occupazione femminile, dove siamo al terzultimo posto della graduatoria (16 punti sotto la media). E le nostre «prodezze» non finiscono qui. Tra il 2000 e il 2006 abbiamo registrato il tasso di crescita del reddito pro capite più basso tra i Paesi Ocse. Ci collochiamo al penultimo posto sul fronte dell’occupazione giovanile e dedichiamo, rispettivamente, la quota più alta del reddito nazionale alle pensioni e la più bassa all’istruzione universitaria. Infine, pur essendo raramente vittime di episodi di criminalità, risultiamo ai vertici per la percezione d’insicurezza (al terzo posto tra i Paesi Ocse). In questi giorni ha tenuto banco il dibattito sul decreto sicurezza. Con i dati Ocse alla mano è difficile non provare una strana sensazione d’irrealtà nel constatare la centralità assunta dal tema. Evidentemente proiettiamo le nostre ansie e paure verso l’esterno: gli immigrati, i criminali. Che sfidano le nostre condizioni di vita. Senza accorgerci che le minacce reali provengono dall’interno della società. Dalle disuguaglianze che abbiamo accumulate. Dalle scelte che facciamo sull’istruzione. Dalle risorse che non utilizziamo in maniera appropriata: le donne e i giovani soprattutto. Dal ripiegarci su noi stessi. Pensando al futuro delle pensioni piuttosto che a quello dei figli e del Paese.