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Fini sull'omosessualità: "L'Italia è in ritardo"


Per il presidente dell'Arcigay, Aurelio Mancuso, quello compiuto ieri da Gianfranco Fini "è stato un grande passo". Un incontro "molto importante", perché "è la prima volta che un presidente della Camera ci riceve". Non era mai successo prima, "nemmeno con Bertinotti". Così alle tre del pomeriggio i rappresentanti di Arcigay, Agedo (genitori di figli omosessuali), Famiglie Arcobaleno (genitori omosessuali) e Gaylib, associazione vicina al Pdl, salgono al primo piano della Camera per un incontro di oltre un'ora. La "madrina" dell'iniziativa è la deputata del Pd Paola Concia, relatrice del ddl contro l'omofobia. E proprio quel provvedimento è la ragione ufficiale dell'invito e tutti chiariscono fino alla noia che di matrimoni gay non si è parlato. Ma quello che conta è il fatto politico. A dieci anni dalla dichiarazione sui maestri omosessuali, Fini compie un altro strappo rispetto alla sua tradizione e alla cultura politica prevalente nel centrodestra. A porte chiuse, il presidente della Camera sta attento a soppesare le parole ma l'apertura è evidente: "Il problema è che in Italia c'è una scarsa consapevolezza su questi temi, dobbiamo colmare questi ritardi". Cosa fare? Intanto "sconfiggere il pregiudizio, la discriminazione, la violenza". Ai presenti Fini dispensa anche un consiglio politico su come affrontare la battaglia: "Vi invito a un approccio graduale e non massimalista. Iniziamo a far capire che al centro della questione c'è la dignità della persona umana". C'è anche da sviluppare un linguaggio nuovo, parole nuove. Come gli consiglia Rita De Santis: "Presidente, io ho quattro figli etero e uno omosessuale, ma tutti amano allo stesso modo. Lasciamo perdere l'omosessualità, meglio chiamarla omoaffettività. Sa, in Italia quando si usa la parola sesso si pensa sempre a qualcosa di turpe". Fini ne conviene: "Sono d'accordo. Facciamo capire che non è una malattia o una perversione". Dopo aver invocato per l'ennesima volta il "gradualismo" nell'affrontare questi temi, Fini lascia intendere ai presenti che, dopo il ddl contro l'omofobia, altri provvedimenti auspicati dalla comunità gay potrebbero essere maturi. Non parla di unioni di fatto, ma osserva: "Partire da un ddl trasversale può essere il chiodo giusto per attaccare il cappello. Non credo sia impossibile". Nulla di più, ma che ai presenti basta e avanza per sperare. I rappresentanti del mondo omosex si augurano infatti che le aperture di Fini possano essere il lievito per far maturare anche nel Pdl posizioni nuove. E il centrosinistra? Paola Concia è molto disincantata: "È finito il tempo delle chiacchiere, la politica ci ha sempre usato, adesso siamo stanchi". Il compito di Fini, secondo la deputata del Pd, adesso è chiaro: "Deve parlare ai suoi e convincerli". Ma tra i gay non tutti sono d'accordo con queste aperture di credito a Fini. Arcilesbica ad esempio ha deciso di disertare l'incontro di ieri. "Non possiamo dimenticare che il presidente della Camera - spiega Francesca Polo - è dirigente di un partito che rifiuta ogni apertura ai diritti di lesbiche, gay e trans". L'associazione radicale "Certi Diritti" non è stata invitata all'incontro. Ma fa sapere che lunedì prossimo, per la giornata mondiale contro l'omo/trans fobia, sarà ricevuta invece al Quirinale da Giorgio Napolitano.