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Berlusconi nega l'evidenza: "Ciampi non si riferiva a me"


 Quando il capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi ha fatto riferimento alla necessità di garantire la par condicio in televisione, non si riferiva a Silvio Berlusconi. E, allo stesso modo, quando il presidente della Repubblica ha chiesto di moderare i toni del dibattito elettorale, bocciando senza esitazioni la 'discordia spinta all'estremo', in alcun modo pensava al Cavaliere e alle sue recenti accuse all'opposizione.Questo il concetto espresso ieri sera dal presidente del Consiglio, ancora una volta in tv, questa volta sulla prima rete Rai, in orario di massimo ascolto (subito dopo il Tg1)."Non vedo come quel monito possa essere rivolto a me - ha affermato il premier - io sono colui che ha partecipato meno alle trasmissioni tv rispetto ai leader della sinistra".Di diverso avviso, ovviamente, l'opposizione di centrosinistra. Il segretario dei Ds Piero Fassino ha fatto notare che è del "tutto evidente che se il presidente della Repubblica ha ritenuto di fare un richiamo forte alla necessità di una informazione imparziale, obiettiva, che garantisca a tutti pari possibilità, il monito e il richiamo era prima di tutto a colui che in queste settimane ha stravolto ogni regola, ha invaso tv pubbliche e private, ha alterato quella parità di condizioni che è essenziale per una campagna elettorale rispettosa dei cittadini e serena".Sulla stessa lunghezza d'onda si era espresso ieri il numero uno dell'Unione Romano Prodi, secondo il quale, chiedendo il rispetto della par condicio in tv, il presidente della Repubblica non ha soltanto lanciato un monito per il futuro, ma ha anche espresso una critica forte per come sono andate le cose fino a questo momento."Negli ultimi 15 giorni nei telegiornali e nelle trasmissioni radio televisive Berlusconi è stato tre ore e sei minuti - aveva fatto notare - mentre a me sono stati concessi soltanto 8 minuti. Il presidente Ciampi non fa mai richiami diretti, ma vede, constata e dice".