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Cina: rivolta nello Xinjiang


Dopo il coprifuoco, migliaia di soldati hanno blindato la città di Urumqi, capitale della regione cinese dello Xinjiang, per tentare di soffocare l'ondata di violenza interetnica scoppiata domenica. Con una massiccia dimostrazione di forza, migliaia di soldati sono entrati ad Urumqi, proprio nelle stesse ore in cui Hu Jintao, con un gesto che non ha precedenti per un presidente cinese, abbandonava il summit del G8 in Italia e rientrava precipitosamente in patria. Mentre gli elicotteri dell'Esercito di Liberazione Popolare Cinese sorvolavano la città, soldati e poliziotti sono entrati nella città per blindarla: con indosso armi automatiche, molti in assetto anti-sommossa, i militari hanno preso possesso di strade fantasma, con i negozi chiuse. E nelle ore del coprifuoco, dalle 21 alle 08 di mattina, le pattuglie in formazione, hanno percorso e scandito marce militari al ritmo: "Difendi la Patria, difendi il popolo". E tuttavia la situazione non è ancora tornata calma. Gli scontri tra la popolazione Han e gli uiguri della regione dello non accennano a placarsi. Secondo la stampa intenazionale, due uiguri sono stati assaliti e picchiati dalla folla di etnia Han. In uno dei due incidenti, circa 20 uomini di etnia Han armati di bastoni hanno assalito un uiguro nel centro della città. L'attacco è stato fermato dopo pochi minuti, quando le forze di sicurezza hanno disperso la folla. In un secondo incidente, un gruppo di Han ha incrociato tre uiguri per strada e li ha inseguiti. Due sono riusciti a scappare, ma il terzo e' stato catturato e assalito dalla folla che gridava "colpito, colpito". La vittima è stata presa a calci e spintonata da alcuni uomini e donne, prima che la polizia li allontanasse. E ci sono voci di altre morti. dopo le 156 vittime registrate domenica. Intanto, mentre Pechino ha sospeso i viaggi turistici nello Xinjiang, il governo ha anche bloccato Facebook e limitato l'accesso a Internet nel Paese. Facebook, la rete sociale più popolare in tuto il mondo, è inaccessibile da varie ore; un blocco che si aggiunge alle restrizioni agli internauti cinesi già imposte domenica, subito dopo gl incidenti, con il blocco di Twitter. Difficile anche l'accesso agli altre web stranieri, la cui connessione e' molto rallentata, mente rimangono inaccessibili anche pagine bloccate in precedenza, come Youtube. La Cina è il Paese con il maggior numero di internauti del mondo (oltre 300 milioni) ma subisce una dura censura dei contenuti nella rete, soprattutto nei momenti di tensione politica o in appuntamenti "sensibili del governo comunista".