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Diga Verde: la censura cinese per internet


Non bastava la Muraglia di Fuoco, la Repubblica Popolare vuole inaugurare la Diga Verde. Da decenni la Cina gestisce il più imponente apparato mondiale di censura dell' informazione. Il Dipartimento di propaganda del ministero dell' Informazione dirama quotidianamente direttive alle redazioni dei giornali e delle tv: una regia meticolosa dà la "linea" ai giornalisti, soprattutto sui temi più delicati come il Tibet, Taiwan, la religione, o gli anniversari di avvenimenti-tabù come il massacro di Piazza Tienanmen. Con 300 milioni di utenti Internet, il governo di Pechino negli ultimi anni ha investito risorse ingenti sul monitoraggio del web. Il ministero degli Interni ha al suo servizio 15.000 tecnici informatici, il cui lavoro quotidiano si sovrappone al funzionamento di filtri software automatici che "oscurano" i siti proibiti. È questa la Muraglia di Fuoco, come l'hanno battezzata gli stessi blogger cinesi, consapevoli che i contenuti in rete sono sottoposti alla vigilanza costante della autorità. Forte del suo vasto mercato appetito dalle multinazionali straniere, il regime di Pechino ha piegato i giganti occidentali di Internet al suo volere, ottenendo che Microsoft, Google e Yahoo adottino per i loro siti cinesi delle tecnologie di auto-censura automatica. Eppure la nomenklatura non è soddisfatta. Nonostante il blackout che colpisce i siti di Amnesty International o Free Tibet, e occasionalmente perfino Wikipedia, la mole di informazioni che transitano su Internet è un fiume in piena. I giovani hi-tech di Pechino e Shanghai, se vogliono, riescono ad aggirare le barriere e hanno accesso al frutto proibito. Ecco perché, dal primo luglio, deve scattare l' operazione Diga Verde. È questo il nome di un nuovo software che il governo cinese ha fatto elaborare da una società informatica direttamente legata all' Esercito Popolare di Liberazione. L' intento proclamato, è la lotta alla pornografia, la tutela della salute morale delle nuove generazioni. Per giustificare questa imposizione, il governo ha montato una campagna contro Google, accusato di essere una porta spalancata sull' inferno della pedofilia e di ogni perversione sessuale. I tecnici della censura hanno manipolato il motore di ricerca, per moltiplicare i risultati "porno" che appaiono sullo schermo. In realtà la Diga Verde serve a impedire alla fonte che l' utente si colleghi con tutti i siti controversi: dalle associazioni internazionali di difesa dei diritti umani ai blog che simpatizzano per Carta 08, il nuovo movimento del dissenso. Il software Diga Verde deve essere installato per legge su qualsiasi computer messo in vendita sul territorio della Repubblica Popolare da domattina. Ma la nuova offensiva per controllare l' universo online si scontra con resistenze impreviste. Non è solo l' industria informatica occidentale - appoggiata dalle proteste ufficiali di Washington e Bruxelles - a denunciare il protezionismo occulto che crea una barriera alla vendita dei pc stranieri. La sfida più audace viene dall' interno. Un gruppo di avvocati cinesi ha osato fare ricorso in tribunale contro la Diga Verde. Astutamente, la strategia dei legali non chiama in causa il diritto all' informazione e la libertà di espressione. È in nome delle leggi di mercato, della libera concorrenza e della normativa antitrust, che gli avvocati chiedono al governo di fare marcia indietro. L' astuzia consiste nel mettere i dirigenti comunisti di fronte alle loro contraddizioni interne. La Cina ha scelto la via della modernizzazione, dello sviluppo tecnologico, dell' apertura verso il mondo, per trionfare nell' economia globale. Ora le sue élite più illuminate chiedono ai leader: si può arginare la modernità con una Diga?