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Crisi diplomatica tra due Paesi Ue: che fa Bruxelles?


«Lei non è ospite gradito». Senza tanti giri di parole il governo slovacco ha chiesto a Laszló Sólyom di restarsene a casa. Il presidente della repubblica ungherese voleva attraversare il Danubio - solo un ponte divide le due nazioni - per recarsi a Komarno, dove gli ungheresi di Slovacchia inauguravano la statua di santo Stefano, il sovrano che traghettò l'Ungheria in Europa nel 1000, convertendola al cristianesimo. Era una visita privata. Per gli slovacchi, invece, «una grave offesa che può scatenare un conflitto», come ha spiegato il premier Fico. Sólyom è arrivato a metà del ponte e lì s'è fermato. Il pretesto ufficiale di Bratislava è l'anniversario di un evento funesto di 41 anni fa, quando Mosca soffocò la primavera di Praga e le truppe ungheresi, essendo nel Patto di Varsavia, diedero il loro contributo. «Inopportuno» in un giorno di festa nazionale così delicato mettere piede in terra slovacca. In realtà, lo sgarbo è l'ultimo atto di una lunga escalation di nervosismo tra i due Paesi, entrambi membri dell'Ue. Nella giovane Slovacchia vivono infatti mezzo milione di ungheresi, perché quei territori appartenevano al Regno d'Ungheria e dopo la Prima Guerra Mondiale furono assegnati alla Cecoslovacchia. Ai tempi del socialismo i due Paesi erano fratelli ma dopo la caduta del Muro le cose sono via via peggiorate. Certo, la Primavera di Praga è un buon pretesto, ma la casa comune europea non ha bisogno di revanscismi d'altri tempi, che hanno fin troppo insanguinato queste terre. E' ora che Bruxelles alzi la voce.