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Honduras in crisi dopo il ritorno di Zelaya


L'Honduras è in crisi dopo che il ritorno a sorpresa del presidente Manuel Zelaya ha sollevato lo spettro di proteste violente e di una battaglia diplomatica col Brasile. Zelaya, di sinistra, è rientrato ieri e si è rifugiato nell'ambasciata brasiliana per evitare l'arresto, quasi tre mesi dopo essere stato rovesciato da un colpo di stato. Diverse migliaia di sostenitori hanno marciato fino all'ambasciata per manifestare l'appoggio a Zelaya, ma il governo che guida il Paese da giugno ha annunciato un coprifuoco ieri notte e oggi per ostacolare le proteste. Il segretario di Stato Usa Hillary Clinton ha invitato alla calma: "Entrambe le parti hanno sostenitori che devono controllarsi ed essere cauti nei giorni a venire", ha detto ieri a New York dopo i colloqui con il presidente del Costa Rica Oscar Arias, i cui sforzi di mediazione in Honduras finora sono falliti. I soldati hanno rovesciato Zelaya e lo hanno mandato in esilio il 28 giugno nell'ambito di un contrasto sui limiti della durata della carica di presidente. Zelaya ieri notte ha chiesto ai sostenitori di recarsi nella capitale per sostenerlo. Il rovesciamento di Zelaya ha fatto piombare l'Honduras nella sua più grave crisi politica da decenni, ed è stato condannato dal presidente americano Barack Obama, dall'Unione Europea e dai governi dell'America Latina. Ma un governo eletto dal Congresso nel giorno del colpo di stato ha rifiutato di concedere a Zelaya di rientrare a meno che non affronti le accuse di corruzione e di aver tentato di cambiare la Costituzione.