Snorki sarai tu!

Rutelli si dimette da Copasir


Francesco Rutelli ha annunciato che si dimetterà dalla presidenza del Copasir, la commissione parlamentare sui servizi segreti, «una volta raggiunti i principali obiettivi previsti dall'organismo parlamentare e che ricadono sotto l'immediata responsabilità della sua guida». La decisione, che comunque lascia aperta la data tanto che alcuni già prefigurano un nuovo caso Villari, arriva dopo le pressioni del Pd in tal senso: l'ex leader della Margherita, avendo lanciato ufficialmente la sua formazione politica Alleanza per l'Italia, non può più essere considerato rappresentante dei democratici.
Che ora chiedono l'elezione di uno dei loro a presidente.«Le dimissioni di Rutelli dalla presidenza del Copasir sono state un gesto giusto e doveroso», è stato il secco commento del leader Pd Pierluigi Bersani. Che si trova ad ogni modo ad affrontare quella che rischia di essere una vera e propria fuoriuscita di moderati dal Pd dopo la sua vittoria alle primarie e la conseguente sconfitta del veltroniano Franceschini. Con Rutelli e con il centrista Bruno Tabacci, subito nominato portavoce della nuova formazione, nomi di un certo peso come Lorenzo Dellai, Linda Lanzillotta, Gianni Vernetti, l'ex dipietrista Pino Pisicchio, l'imprenditore Massimo Calearo e Marco Calgaro ex uomo fidato del vicesegretario Enrico Letta. Soprattutto va segnalato il forte malumore degli ex popolari. Giuseppe Fioroni e Pierluigi Castagnetti lo hanno avvertito, e più di una volta: «Il disagio dei moderati è un problema serio, non sottovalutiamolo».Come dice il sindaco di Torino Sergio Chiamparino, Bersani «è una persona che dà sicurezza ma che forse si è lasciato cucire addosso un po' troppo un'immagine vecchia». Per gli avversari un'immagine che rimanda alla superata socialdemocrazia. Sta a Bersani lavorare affinché la sua immagine, e quella del partito post-veltroniano, recuperino in freschezza e innovazione. Le prime due sfide sono appunto contenere al minimo gli abbandoni dei moderati verso Rutelli e tenere botta alle regionali di marzo. Solo così potrà dimostrare di non aver rimpicciolito il progetto democratico a una nuova versione dei Ds. E andare avanti nella costruzione di un'alleanza di governo credibile per il dopo Berlusconi.