Snorki sarai tu!

Paola Turci parla dell'amore che sorride


L’amore è stato talmente banalizzato in certe canzoni, che oggi si ha quasi timore a parlarne nel senso più puro.Questo disco è sull’amore che sorride, non quello delle lacrime. Per me è una novità. Avevo scritto canzoni dolorose, con l’amore che scaturiva in rabbia o in atteggiamenti mortiferi. Invece qui c’è un amore cosmico che non guarda soltanto verso un orizzonte, ma a 360 gradi, abbraccia ogni espressione.Come proseguirà la triade di album e libri che hai previsto?Ho scelto tre temi, tre argomenti. Il secondo sarà sul “mondo che vorrei”, raccontato con libertà di espressione e di pensiero, un libero sfogo che lascia spazio all’indignazione, ma anche all’amore verso il mondo e la vita. Il terzo sarà un disco declinato al femminile, raccontato e immaginato da donne, scritto da cantautrici. Parafrasando una tua nuova canzone, “Intanto mi sorprendo”, tu oggi per cosa ti sorprendi?Penso all’attualità, al momento storico e politico ed è inquietante e mi sorprende il fatto di esserci abituata. Stiamo capitolando, stiamo sprofondando in modo costante e inesorabile. Cerco di oppormi in modo pacifico, di dissentire, anche se non credo in nessun tipo di aggressività, né fisica, né verbale o psicologica. In positivo, mi sorprende la semplicità delle cose. “Mi sorprendo di un cielo azzurro”, dico nella canzone. Mi è successo anche qualche giorno fa, mentre ero in un albergo in Toscana. Una notte non riuscivo a dormire, mi sono affacciata alla finestra e ho visto il cielo pieno di stelle e una stella cadente, cosa che d’inverno non mi era mai successa. Ho avuto un moto di stupore fanciullesco. Ecco, mi sorprende accorgermi dell’essenziale. È una cosa che si impara ammorbidendo il cuore. Sono diventata più sensibile anche grazie ai quattro nipoti che sono nati nella mia famiglia nel giro di 8 anni. Queste nascite mi hanno reso più vicina alle cose più normali e semplici, ai rapporti umani.In questo ti ha aiutata anche la fede?Non amo parlare di questo discorso perché è una questione delicata. È una mia ricerca privata, personale, un cammino, un desiderio di approfondimento. La fede è un dono che ricevi, non è una scelta, come magari decidere di comprarsi un libro. Provo smarrimento davanti alle esibizioni della fede. Certo, significativo è stato un viaggio a Lourdes di qualche anno fa, ma mi sento ancora in cammino.Come è nata l’adesione alla serata di beneficenza del 20 dicembre?Il 12 settembre ero a Firenze per festeggiare i 15 anni di Emergency e c’era anche Fiorella Mannoia che doveva cantare, così mi sono offerta di accompagnarla con la chitarra. Abbiamo eseguito “La storia” di De Gregori e “Quello che le donne non dicono”. La cosa ci è piaciuta e ci eravamo ripromesse di rifarlo. È stata lei a chiamarmi per questa serata organizzata da due amiche di Noemi, che è stata la prima ad aderire. Non amo la pietà manifesta, la “beneficenza pelosa”. È stato un passaparola tra amiche, ma il mio impegno è sincero.