Snorki sarai tu!

Ferrentino: «Il programma è chiaro: si sceglie con il dialogo»


«E’ inutile che sbraitiamo dicendo non ci siamo accorti che nel programma mancava la parola Tav: è una cosa puerile. Anzi, non ci crede neanche un bambino». Antonio Ferrentino, presidente della comunità della bassa Val Susa e leader diessino del movimento contro il tunnel dell’Alta velocità ferroviaria, ha pochi dubbi: l’assenza di qualsiasi riferimento alla Tav nel programma dell’Unione presentato sabato è una scelta chiara e inequivocabile. Questo vuol dire che, se vincesse il centrosinistra, per voi la Tav sarebbe archiviata?«No, sulle infrastrutture il programma è chiaro. Dove c’è un accordo per il sì o per il no è scritto chiaramente. Ad esempio per il ponte sullo stretto, che è una fesseria, c’è scritto un no chiarissimo. Per le opere su cui manca un sì o un no di tutta la coalizione, si rinvia la decisione. Ognuno in campagna elettorale dice cosa ritiene opportuno: poi si riapre il confronto».È la stessa posizione emersa nel vostro incontro con Prodi della scorsa settimana?«Con Prodi ci siamo detti le stesse cose che poi abbiamo letto sul programma. Lui ha spiegato che il Paese deve ammodernare le sue infrastrutture bene e in fretta. Lo abbiamo ascoltato: nessuno di noi è andato a pretendere un no alla Tav. Mica siamo ad un’assemblea condominiale. Però abbiamo detto no alla legge obiettivo e abbiamo chiesto un'attenta riflessione sui costi e i benefici».Il sindaco di Torino Chiamparino dice che i primi esami sul terreno dove dovrebbe essere scavato il tunnel smentiscono la presenza di una grande quantità di amianto.«È troppo comodo parlare da sindaco di Torino e semplificare le cose. Non è che risolto il problema dell’amianto abbiamo risolto tutto. Il territorio chiede di capire se è possibile difendere la residenzialità, ragionare sull’impatto economico che il cantiere avrà sulla valle. E verificare se ci sono alternative: possiamo prenderle in esame in modo serio?».Al centro stampa olimpico del Lingotto, intanto, è stato aperto un centro di documentazione gestito dal movimento No Tav. Un successo, no?«È stato un segnale di giusta disponibilità, sia da parte del Toroc che del Comune di Torino. Una scelta che in parte ci ripaga dell’errore commesso della Regione Piemonte e della Ferrovie quando, il 20 dicembre, hanno aperto un punto informativo sulla Tav nella stazione torinese di Porta Nuova invitando solo i sindaci francesi, ignorando la nostra esistenza»Insomma, con il prossimo governo dell’Unione sarà un confronto aperto o un muro contro muro?«La questione Tav resta aperta. Ma spero che venga affrontata in modo diverso: non attaccando la gente con la polizia di notte. Ci vuole un dialogo serio: non si può fare una riunione ogni due o tre mesi, come ha fatto con questo governo il sottosegretario Gianni Letta. Si attiva un gruppo tecnico che con pari dignità affronta le nostre questioni»