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"Vignetta sull'Unità: vogliono Berlusconi morto"


«Di solito le vignette di Sergio Staino sono dirette, pungenti, spesso autocritiche e per nulla compiacenti verso la sinistra. Quella di oggi sulla tragedia che ha colpito la Polonia è invece priva di senso dell'umorismo e 'scivolà su una pessima allusione che non ha niente a che vedere con la satira e con lo stile del vignettista. Credo che nessun lettore dell'Unità con un minimo di buon gusto abbia riso di fronte a quel macabro dialogo». È quanto afferma, in una nota, il deputato dell'Udc Roberto Rao, capogruppo centrista in commissione di Vigilanza Rai. Contro la vignetta pubblicata da l'Unità insorge anche il Pdl. («Novantasei membri del governo polacco spariti in un colpo» dice Bobo; «La solita storia. A chi troppo e a chi niente», risponde la figlia). Reagisce il capogruppo Pdl al Senato Maurizio Gasparri: «La vignetta, se così si può definire, pubblicata a pagina tre dell' Unità di oggi rappresenta una vergognosa offesa alle vittime della tragedia aerea che ha decimato il vertice della Polonia. Pur di augurare la morte a Berlusconi e al governo italiano, il giornale della De Gregorio ha toccato punte di aberrazione indefinibili. Il cinismo e l'odio spinti alle estreme conseguenze, oltretutto a spese dei cittadini. L'Unità si vergogni per quanto pubblicato, soprattutto con la Polonia. Le tragedie vanno rispettate. Non usate per le campagne di odio condotte da gente priva ormai del lume della ragione. Pubblicare infamie simili è infatti segno di follia». Alle parole di Gasparri hanno fatto seguito quelle di molti altri esponenti del Pdl.Staino, chiamato in causa, replica. «Le parole di sdegno sulla mia vignetta mi sembrano dichiarazioni di persone abituate a cogliere queste occasioni per ribadire che la sinistra è 'cinica'. Basterebbe rileggerla con attenzione - sottolinea Sergio Staino - per capire che il dolore rimane, scappa solo un leggero sorriso che è poi quello della satira». "Quello che mi meraviglia di più - aggiunge Staino - è Capezzone perchè quando era radicale era uno uno dei più sfegatati ammiratori soprattutto sulle vignette con D'Alema e Veltroni protagonisti. Non sono alle prime armi della satira, non volevo offendere, ho chiesto anche a mia moglie se poteva offendere... La battuta si brucia su quel 'troppò che è un riconoscimento del'enormità della tragedia".