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Fini alla Festa Tricolore


Quello della mia «estromissione» dal Pdl è «un atto, e non ho nessuna difficoltà a dirlo, che forse è stato ispirato a chi lo ha scritto, e so che non lo ha scritto Berlusconi, da quel libro nero del comunismo che ci fu consegnato quando demmo vita a alleanza nazionale perché soltanto dalle pagine del peggior stalinismo si può essere messi alla porta senza alcun contraddittorio e con motivazioni che sono assolutamente ridicole». È questo uno dei passaggi forti del discorso del presidente della Camera, Gianfranco Fini, dal palco della Festa Tricolore.GARANTISMO - Una delle «questioni forse più spinose» che ha visto contrapposti i due fondatori del Pdl è la questione della giustizia. Ne è convinto il presidente della Camera Gianfranco Fini che da Mirabello si rivolge a Berlusconi. «Il garantismo - dice Fini - è un principio sacrosanto, ma mai può essere considerato come una sorta di impunità permanente. Deve essere, infatti, garantita la condizione che processi si svolgano e si concludano e che si accertino se ci sono responsabilità». «La Magistratura - aggiunge il co-fondatore del Pdl - è caposaldo della democrazia italiana».GHEDDAFI - Fini ha duramente criticato l'accoglienza riservata a Muammar Gheddafi durante la recente visita a Roma. È stato, ha detto nel suo intervento alla festa di Mirabello, «uno spettacolo poco decoroso quello con cui è stato accolto un personaggio che non può insegnare nulla né del rispetto delle donne né della dignità della persona». Certo, ha riconosciuto, «da ex ministro degli Esteri conosco la "real politik", ma non può portare a una sorta di genuflessione nei confronti di chi non può ergersi né a maestro né a punto di riferimento».IL PARLAMENTO - «Il Parlamento non può essere una sorta di dependance del governo» ha detto Fini aggiungendo: «Ci vuole rispetto delle istituzioni e per questo saluto il capo dello Stato che è un punto di riferimento della nostra Costituzione». Quindi Fini ha chiosato: «Governare non può mai significare in alcun modo comandare. Governare è comprendere le ragioni altrui e garantire equilibrio tra i poteri». E «chi ha responsabilità istituzionali deve rispettare tutte le altre istituzioni, a partire dal Capo dello Stato, che è un punto di riferimento». «Bisogna dire chiaramente che la magistratura è un caposaldo della democrazia italiana».