Snorki sarai tu!

Consolati italiani: Fini li ha ridotti alla fame e al freddo


Fine della diplomazia? Da giorni il postino della Farnesina consegna cattive notizie al ministro Gianfranco Fini. Arrivano, praticamente da ogni dove, gli allarmi disperati delle nostre feluche che fissano, più o meno tutte, una data oltre la quale non sarà più possibile garantire il normale funzionamento dell'ufficio: giugno. La minaccia ricorrente è quella di chiudere i consolati. Lo ha fatto, ad esempio, Antonio Puri Purini, ambasciatore a Berlino, già consigliere diplomatico di Ciampi. In quella data, in Germania, ci saranno i mondiali di calcio, con conseguente presenza massiccia di italiani e l'ovvia necessità di garantire loro assistenza. Gli effetti dei tagli per 200 milioni di euro nel bilancio degli Esteri previsto dalla Finanziaria 2006 mettono in ginocchio tutta la nostra rete. Il coordinamento nazionale di Cgil, Cisl e Uil del ministero rincara. «Si rischia il blocco totale. E’ mortificante continuare a tenere aperte sedi in cui il personale, ambasciatore compreso, ha gravi difficoltà ad assolvere funzioni istituzionali a causa dell'impossibilità di far fronte a spese correnti come elettricità, telefono, collegamenti informatici e pulizia». In sedi del nord Europa i funzionari lavorano col cappotto. In Nigeria è crollato il testo dell'edificio che ospita la nostra rappresentanza e il portafogli è vuoto. In Medio Oriente, e in pieno caos-vignette, ci si è trovati costretti a disdire i servizi di sorveglianza e mancano i soldi per acquistare almeno un metal detector. Il fondo per la sicurezza, denunciano i sindacati, «è sceso da 10 a 7,9 milioni, con una contrazione del 40 per cento in un momento in cui è irragionevole pensare che siano diminuite le ragioni di ostilità verso il nostro Paese». Ancora: nove istituti di cultura nel mondo (10 per cento del totale), saranno soppressi.