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Il 29 novembre sfiducia a Bondi, il 14 dicembre al governo


«Un mese in politica è un’eternità...», sospira Italo Bocchino, il capogruppo di Futuro e libertà. «Considerati i tempi lunghi dobbiamo aggiornare tattica e strategia», comunica a malincuore Adolfo Urso, il coordinatore. Già, in meno di 24 ore tutto è cambiato. Dalla guerra d’assalto, il Fli si ritrova invischiato in una lunga battaglia di trincea. Il morale in picchiata. Le diserzioni già avvenute e altre che potrebbero arrivare. «Il vento è girato, prima i deputati andavano dal Pdl al Fli, ora tornano a ritroso», osserva il centrista Roberto Rao. Conseguenze del colpaccio di Silvio Berlusconi, restato in sella nonostante le dimissioni dal governo della delegazione del Fli (quello che per Fini doveva essere «il colpo mortale») e riuscito nel miracolo di far slittare al 14 dicembre la mozione di sfiducia alla Camera. Quando, con la legge di stabilità approvata, il traguardo delle elezioni anticipate sarà a portata di mano. E quando il Cavaliere conoscerà la sorte dello ”scudo anti-pm”, al giudizio della Consulta lo stesso giorno. «Ci sarebbe da sperare che la Corte non bocciasse il legittimo impedimento. Finché, nel ruolo di premier, Berlusconi godrà della legge blocca-processi avrà meno interesse di andare alle elezioni...», ragiona, un tantino perplesso, l’ex dc Angelo Sanza. Le opposizioni hanno reagito al successo tattico del Pdl in modo rabbioso. Hanno fatto calendarizzare il 29 novembre la mozione di sfiducia del Pd al ministro Bondi. Il Fli ha bloccato la riforma dell’Università: «Prima ci devono dire se ci sono i fondi», dice Fabio Granata.In più, lunedì si voteranno altre due mozioni. La prima per strappare le deleghe al ministro leghista alla semplificazione legislativa, Calderoli. La seconda, presentata da Bocchino, sul pluralismo in Rai che inquadra nel mirino il direttore generale Masi. Ma, a causa il lungo stop che ha fatto tornare il boccino nelle mani di Berlusconi, l’atteggiamento del Fli è diventato molto più prudente. «Non ci metteremo a fare guerriglia urbana colpendo Calderoli e sfiduciando Bondi. Credo che alla fine usciremo dall’aula», dice il capogruppo Bocchino. E afferma Pasquale Viespoli, presidente dei senatori del Fli: «Finora Berlusconi ha indicato due strade che portano a una instabilità dannosa per il Paese vista la crisi finanziaria che attraversa l’Europa: elezioni o una fiducia di uno-due voti alla Camera. Ebbene, noi suggeriamo un percorso di stabilità: un nuovo governo Berlusconi con una forte discontinuità».