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In Cina i primi dubbi sulla pena di morte


In Cina, è stato presentato in questi giorni alla Commissione Permanente del Congresso nazionale del Popolo, un progetto di modifica del Codice Penale. Nel progetto si propone l’abolizione della pena per tredici reati non violenti, cioè per il 20 per cento dei 68 reati attualmente punibili con la pena capitale. Se l’emendamento venisse accettato si avrebbe un cambiamento del codice penale cinese di non poco conto. Ad oggi la Cina è il paese dove vengono eseguite il maggior numero di esecuzioni. Un rapporto del 2009 dell’associazione “Nessuno tocchi caino” rivela che su un totale di 5.579 esecuzioni, 5000 erano state eseguite nel continente giallo. Del progetto ne dà notizia il settimanale cinese Oriental Outlook che informa su come la Cina guardando anche alle leggi vigenti negli paesi altri paesi, senta il bisogno di porsi qualche domanda. Resta fuori discussione l’abolizione della pena di morte per il reato di “corruzione”, che tuttavia non sembra essere un buon deterrente perché la corruzione in Cina è sempre più diffusa. I cinesi da sempre favorevoli alla pena di morte stanno seriamente riflettendo sul diritto alla vita e su quando questa condanna in realtà sia risolutiva. Negli ultimi anni infatti sono sempre di più i cinesi indecisi sull’opportunità di ricorrere ad un castigo così drastico per reati che in realtà sono più lievi e per i quali non è stata commessa violenza. La risposta alla domanda su quanto sia giusto punire con la morte reati non violenti è stata la seguente: “La pena di morte fa parte della nostra storia ma anche gli imperatori in diversi casi la sostituivano con pene alternative come l’esilio a vita”.