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Auschwitz, un drammatico problema di nomi


Questa entry ha ben poco a che vedere con il giornalismo in senso stretto, ma ha a che fare con l'uso e con la potenza delle parole, una cosa della quale non tutti i giornalisti si rendono conto (non sempre per colpa loro, visto che pochi, nelle redazioni, si preoccupano di far crescere i giovani e di insegnare loro qualcosa).Leggo su Corriere.it (immagino che poi troverò anche il servizio sul Corriere della Sera), che il governo della Polonia ha chiesto all'Unesco che, nell'elenco dei patrimoni dell'umanità, il nome "campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau" sia cambiato in "ex campo di concentramento della Germania nazista Auschwitz- Birkenau". Chiunque abbia visitato Auschwitz sa quale possa essere il peso di avere sul proprio territorio un simbolo del genere. Eppure il governo polacco dovrebbe sapere che aggiungere "Germania nazista" servirebbe veramente a poco, se non a creare frizioni con la Germania, che a ragione potrebbe dire che "quella Germania" non esiste più. Ma, cosa ancora più importante, non servirebbe a cancellare l'opinione di chi ha considerato i polacchi complici della Shoah (o dell'Olocausto che dir si voglia). Se pensate che c'è ancora chi ritiene che sia stata la Polonia a provocare l'invasione tedesca che ha dato inizio, nel settembre del 1939, alla Seconda guerra mondiale...Il nome Auschwitz, tanto più che non appartiene oggi ad alcuna comunità, visto che in polacco la cittadina si chiama Oświęcim, deve rimanere così com'è; tragico, senza aggettivazioni.