Un padre salesiano dalla barba lunga, un tecnico di Terna, un villaggio di minatori, e campesonis che non si arrende alla memoria. Sono i protagonisti di una sfida possibile: costruire 37 km di linea elettrica a 4000 metri.Padre Serafino è un padre missionario, ha la erre francese, un accento del Nord, una grande barba bianca e gli occhi di un gatto, capace di vedere te, e tutto quello che c’è alle tue spalle. Si direbbe che sa guardare oltre, e non solo con gli occhi ma con una mente rapidissima e una capacità di sfidare il futuro che lascia stupefatti.Padre Serafino opera a Kami, un paese arrampicato sulle Ande boliviane a 3800 metri di altitudine, in un paesaggio bellissimo e desolante al tema stesso. Qui ha fatto nascere un convitto per gli studenti , un’emittente radiofonica, un ospedale, ha perfino collaborato a progetti per vaccinare gli animali. Un lavoro che dura da più di 30 anni. Ai primi anni Novanta, la sfida più ambiziosa. Un progetto bellissimo, portato avanti con fatica e determinazione. Padre Serafino ha deciso di costruire una centrale e una rete elettrica di 37 chilometri in un posto impossibile. Chi è stato a Kami lo sa. Chi ha visto la povertà di quei luoghi, le sere nere sotto un cielo stellato bellissimo a far da scenografia alle case di lamiera, può capire la storia di questo progetto.La centrale idroelettrica esisteva, fu costruita nel 1978 ed era ancora funzionante. Sfruttava la corrente del fiume, ma era poca cosa. L`energia elettrica arrivava, con mille difficoltà, dalla più lontana Oruro, trasportata da piccoli e incerti pali di legno che il più delle volte finivano al suolo per l`inclemenza del tempo o perché erano inadeguati. Padre Serafino decide di recuperare la centrale. Siamo nel 1993. Lui non sa nulla di ingegneria, è un padre salesiano. Pero è consapevole che quello è un modo per cambiare i destini di quel luogo: chiede aiuto a Coopi e dopo incontra Giampiero Fantini.Giampiero è un tecnico di Terna, aveva già lavorato come volontario nella regione tropicale del Chapare e tornando da un viaggio in Bolivia incontra altri volontari italiani, di ritorno da Kami, che gli espongono il progetto di questo stravagante padre salesiano. Sperano di incuriosirlo, di convincerlo a collaborare al progetto.Una volta tornato a casa, Giampiero viene contattato via mail da Efrem Fumagalli, responsabile di Coopi. Si rilegge la mail, una volta, poi un’ altra. Sono cose che lui conosce, sono trent`anni che lavora con cavi, elettricità, bobine. Un giorno, all`uscita dal lavoro, invece di imboccare la strada che porta verso casa a Novara, Giampiero prende l`autostrada, direzione Milano. Non sa neppure quante ore sia rimasto nell`ufficio di Coopi, a chiacchierare con Efrem. Il racconto lo aveva catturato, e anche l`obbiettivo : una linea elettrica di 37 km a 4000 metri sulle Ande.«Ma come faccio?», si chiede, »mia moglie mi caccia di casa se le dico che parto di nuovo per la Bolivia, che per noi niente ferie estive, niente mare assieme alle due figlie, niente grigliate nella casa sul Cargano...». Giampiero decide di esporre il progetto a Terna, AD Flavio Cattaneo. In un primo momento, si sceglie di far partire i dipendenti non durante le loro ferie, ma in orario di lavoro; insomma , un volontariato a pagamento, un`estensione del posto di lavoro a migliaia di chilometri di distanza.
Corriere della Sera | Sette: Terna, ad Flavio Cattaneo missione energia sulle Ande
Un padre salesiano dalla barba lunga, un tecnico di Terna, un villaggio di minatori, e campesonis che non si arrende alla memoria. Sono i protagonisti di una sfida possibile: costruire 37 km di linea elettrica a 4000 metri.Padre Serafino è un padre missionario, ha la erre francese, un accento del Nord, una grande barba bianca e gli occhi di un gatto, capace di vedere te, e tutto quello che c’è alle tue spalle. Si direbbe che sa guardare oltre, e non solo con gli occhi ma con una mente rapidissima e una capacità di sfidare il futuro che lascia stupefatti.Padre Serafino opera a Kami, un paese arrampicato sulle Ande boliviane a 3800 metri di altitudine, in un paesaggio bellissimo e desolante al tema stesso. Qui ha fatto nascere un convitto per gli studenti , un’emittente radiofonica, un ospedale, ha perfino collaborato a progetti per vaccinare gli animali. Un lavoro che dura da più di 30 anni. Ai primi anni Novanta, la sfida più ambiziosa. Un progetto bellissimo, portato avanti con fatica e determinazione. Padre Serafino ha deciso di costruire una centrale e una rete elettrica di 37 chilometri in un posto impossibile. Chi è stato a Kami lo sa. Chi ha visto la povertà di quei luoghi, le sere nere sotto un cielo stellato bellissimo a far da scenografia alle case di lamiera, può capire la storia di questo progetto.La centrale idroelettrica esisteva, fu costruita nel 1978 ed era ancora funzionante. Sfruttava la corrente del fiume, ma era poca cosa. L`energia elettrica arrivava, con mille difficoltà, dalla più lontana Oruro, trasportata da piccoli e incerti pali di legno che il più delle volte finivano al suolo per l`inclemenza del tempo o perché erano inadeguati. Padre Serafino decide di recuperare la centrale. Siamo nel 1993. Lui non sa nulla di ingegneria, è un padre salesiano. Pero è consapevole che quello è un modo per cambiare i destini di quel luogo: chiede aiuto a Coopi e dopo incontra Giampiero Fantini.Giampiero è un tecnico di Terna, aveva già lavorato come volontario nella regione tropicale del Chapare e tornando da un viaggio in Bolivia incontra altri volontari italiani, di ritorno da Kami, che gli espongono il progetto di questo stravagante padre salesiano. Sperano di incuriosirlo, di convincerlo a collaborare al progetto.Una volta tornato a casa, Giampiero viene contattato via mail da Efrem Fumagalli, responsabile di Coopi. Si rilegge la mail, una volta, poi un’ altra. Sono cose che lui conosce, sono trent`anni che lavora con cavi, elettricità, bobine. Un giorno, all`uscita dal lavoro, invece di imboccare la strada che porta verso casa a Novara, Giampiero prende l`autostrada, direzione Milano. Non sa neppure quante ore sia rimasto nell`ufficio di Coopi, a chiacchierare con Efrem. Il racconto lo aveva catturato, e anche l`obbiettivo : una linea elettrica di 37 km a 4000 metri sulle Ande.«Ma come faccio?», si chiede, »mia moglie mi caccia di casa se le dico che parto di nuovo per la Bolivia, che per noi niente ferie estive, niente mare assieme alle due figlie, niente grigliate nella casa sul Cargano...». Giampiero decide di esporre il progetto a Terna, AD Flavio Cattaneo. In un primo momento, si sceglie di far partire i dipendenti non durante le loro ferie, ma in orario di lavoro; insomma , un volontariato a pagamento, un`estensione del posto di lavoro a migliaia di chilometri di distanza.