Sogliano al Rubicone

Post N° 48


Raymond Chevallier, Geografia, archeologia e storia della Gallia Cisalpina. Il quadro geografico, collezione “I segni della terra I”, le edizioni di Antropologia Alpina, Torino, 1988LO SPAZIO GEOGRAFICO    Lo spazio  geografico che qui viene trattato riguarda l’Italia del Nord ed è compreso tra l’arco alpino, dal Var al Rasa e il 44° parallelo, approssimativamente coincidente con le foci del Magra  e del Rubicone ed anche l’Istria.    Sono descritti dai geografi greci anteriori a Polibio le zone limitrofe che si affacciano al Mediterraneo occidentale. Ai tempi di Polibio il grande Hinterland celtico e alpino si configura come il grande spazio geografico che la spedizione di Annibale ha fatto spuntare all’orizzonte della storia. Le conoscenze dei greci fino all’epoca di Polibio riguardano l’ambra e tre nomi: Iperborei (fiume misterioso le cui valli sono le vie dell’ambra), l’Istro (è un fiume che sfocia nell’Adriatico e i cui affluenti sono navigabili) e l’Eridano.    Per i romani: sono i mercanti che precedono le legioni nelle avanzate verso terre sconosciute. <>IL CLIMA La Pianura Padana offre una grande variabilità delle condizioni climatiche. Diversi studi in tal campo hanno dimostrato come la variazione del corso dei fiumi o la deforestazione hanno modificato le condizioni meteorologiche iniziali. Se analizziamo i vari casi che ci si presentano possiamo individuare un clima tipico per le Alpi in cui l’altitudine e l’esposizione al sole producono effetti sulle temperature e sulla piovosità; infatti d’estate il clima è mite e le temperature medie non sono elevate, mentre d’inverno l’aria più fredda scende verso le vallate in cui ristagna  mentre le vette, grazie anche all’irradiazione solare gode di una atmosfera più serena. Simile al clima alpino è quello della fascia appenninica oltre i 700 m di altezza ove troviamo, però, una sostanziale differenza tra il versante tirrenico in cui il clima è più dolce in quanto sottoposto ad influenze oceaniche, e il versante adriatico con caratteri più continentali. La Pianura Padana nell’area lombarda ha un carattere continentale per cui gli inverni sono freddi e umidi, con nebbie frequenti, mentre le estati sono calde e umide poiché la compresenza delle Alpi e dei venti dell’Adriatico danno vita ai temporali estivi. Data la particolarità di questo clima la vegetazione è particolarmente rigogliosa. <>. La Pianura presenta due sub regioni: una è quella dei laghi prealpini che godono di un clima particolarmente favorevole data l’influenza delle acque che mitigano i rigidi inverni, permettendo, così, l’insediamento di vegetazione con tratti mediterranei. L’altro è il litorale Adriatico da Trieste ad Ancona con il suo entroterra ove il clima è dolce. Da questa varietà di condizioni capiamo come le popolazioni autoctone, ovvero i Celti, non si trovassero a disagio data l’abitudine a vivere in tali luoghi; mentre per i romani che giunsero nella Pianura trovarono i primi caratteri del clima continentale a cui nono erano assolutamente preparati. Inoltre possiamo dedurre che qualsiasi attività doveva fare i conti con questa situazione, basta pensare al fatto che durante l’inverno i romani sospendevano la guerra,IL RILIEVO Della storia geologica della regione padana sono interessanti due fenomeni: il vulcanismo e le glaciazioni. Per quanto riguarda il vulcanismo, si trovano nelle Alpi numerose rocce effusive preterziarie o antiche, ed inoltre memoria di questo fenomeno sono rimaste le fonti termali che in passato hanno ricoperto un ruolo magico - divino. La glaciazioni, in particolare le Quaternarie, spiegano il modellamento di vaste zone dell’Italia Settentrionale che unificano il paesaggio secondo i tipici profili a U delle valli. Per quanto riguarda l’Appennino gli accumuli glaciali sono meno rilevanti. Inoltre bisogna tener presente che questo fenomeno non è mai cessato anzi è ancora in atto, continua ad erodere le montagne mentre i detriti scivolano a valle. Per quanto riguarda le zone costiere il fenomeno è più complicato poiché intervengono molteplici fattori come il lento sprofondamento dovuto al depositarsi di materiali alluvionali, il bradisismo, la lenta sommersione del litorale dovuta all’innalzarsi del livello marino. In antichità l’utilizzazione dei valichi e delle valli è variata in funzione delle condizioni politico militari e sicuramente erano attraversati una quantità maggiore di passi rispetto a quelli odierni. Ad esempio le Alpi sud – orientali hanno attirato le comunicazioni e le invasioni dato la minor altezza e il clima umido. Per quanto riguarda la conoscenza degli Antichi delle Alpi possiamo affermare che ai tempi di Erodono queste erano scarsamente conosciute e percorse ma col tempo divennero un punto focale di difesa e da difendere un punto di scambio commerciale conosciutissimo.  Il nome Alpi si ritiene sia di derivazione celtica dato che questi furono i primi abitanti di queste zone così come ricorda Strabone:<< Lungo tutta la catena delle Alpi vi sono e regioni collinari perfettamente adatte alla agricoltura e vallate ben colonizzate, ma, in generale, e soprattutto verso le sommità, ove si concentravano per l’appunto i briganti, il paese è povero e sterile a causa del gelo e della asprezza del suolo. Data l’insufficienza del cibo e delle altre cose, rispettavano talvolta le popolazioni della pianura, con lo scopo di avere delle provviste: e davano in cambio resina, pece, legno resinoso, cera, formaggio e miele, di cui in effetti abbondavano>>.   <> <>. Nonostante questo fosse un pregiudizio connaturato nei romani gli strateghi militari ne seppero sfruttare le caratteristiche a proprio favore. Gli antichi intravidero nelle Alpi il tema letterario dell’alta montagna assunte come simbolo di grandezza non solo fisica ma soprattutto morale poiché per attraversarle è necessaria non solo la forza fisica ma anche spirituale. Ma la montagna diventa anche un simbolo di pace quando vista da lontano come fa Virgilio da Mantova. Ma la catena più considerevole d’Italia è proprio l’Appennino nella cui etimologia qualcuno ha ravvisato assonanze con Annibale, anche se si ritiene più giusta la derivazione celto-ligure designante un’altura. Il nome Appennino era inizialmente attribuito alle montagne che dividevano Roma dalle terre celtiche; fu Polibio che lo estese a tutta la spina dorsale della penisola. A differenze delle Alpi, l’Appennino presenta una diversità morfologica notevole poiché qui troviamo arenarie, argille scagliose, sabbie e marne instabili, sensibili all’erosione, che producono dorsali ondulate; tutto ciò porta ad avere dorsali piene di frane (queste hanno indotto la distruzione totale e parziale dei siti archeologici) e lacerate dal fenomeno dei calanchi. Inoltre nonostante la modesta elevazione della catena si presenta particolarmente difficoltoso l’attraversamento dato il frequente mutamento della direzione della cresta. I due versanti sono differenti, quello tirrenico ha vallate ampie e longitudinali, mentre quello adriatico possiede una serie di vallate lunghe strette e trasversali. Data l’instabilità del terreno gli insediamenti e le vie di comunicazioni si sono posizionate lungo la linea di cresta da cui si godono ampi e suggestivi panorami.Date le caratteristiche intrinseche dell’Appennino la vita dell’uomo è sempre stata difficile ed è proprio per questo che si assiste ad un precoce spopolamento già testimoniato nella tavola di Velleia. Nonostante ciò l’Appennino costituisce un ulteriore limite fisico per l’accesso in Italia, in cui il passaggio è ostico e obbligato data la scarsità di valici.Un elemento caratteristico è la presenza di una fascia collinare adiacente agli Appennini su lato emiliano-romagnolo, costituita da terreni di origine marina. La collina è percorsa da numerose vallate le cui pendici sono soggette a smottamenti. <>L’Italia è ricca di risorse minerarie come il calcare, la pietra d’Istria, marmi bianchi e colorati, il granito, l’alabastro e il tufo nell’alta Italia, mentre nelle zone appenniniche troviamo sabbia adatta a tagliare il marmo. La scoperta di tutti questi materiali portò velocemente ad uno sfruttamento intensivo delle cave e dei corsi d’acqua per il trasporto dei materiali. Ovviamente gli antichi giacimenti oggi ci sembrano inadeguati, ma in antichità rispondevano alle esigenze produttive di ferro , oro.LE ACQUE Gli antichi sono concordi nel ricollegare il nome della città Adria con l’Adriatico i cui confini non erano particolarmente definiti. Infatti a tal proposito l’Adriatico in passato ebbe diversi nominativi da mare Ionico, secondo l’interpretazione greca, a Superum mare. L’Adriatico è un mare non molto profondo le cui acque sono fredde e dove le maree sono particolarmente elevate; inoltre è presente una corrente che cinge le coste dalmate e che quindi porta alle coste italiane, a questa si aggiunge una seconda corrente minore che complica la navigazione e che varia a seconda delle stagioni. Pertanto l’Adriatico si presenta agli antichi come una mare insidioso difficile da percorrere anche per le numerose scorribande di pirati e per la presenza di importanti domini che vi si affacciano. L’Adriatico bagna coste dai caratteri differenti infatti si alternano coste sabbiose e piatte, a coste rocciose o ghiaiose; inoltre la presenza di correnti marine fa si che la linea di costa non abbia stabilità ma muta continuamente. La presenza dei laghi nell’alta Italia ha fatto si che vi si insediassero le popolazioni grazie alla presenza non solo di acqua ma anche di una ricca flora (sia alpina che mediterranea) e fauna. Per gli antichi l’acqua era un bene talmente prezioso che la fonte e il fiume rappresentavano due divinità differenti e queste generavano città, favorivano coltivazioni. Nell’antichità il Po era conosciuto con tre nomi due di origine italica e uno di origine greca. Veniva detto Padus dai Galli per la presenza di numerosi alberi di pino, mentre è detto Bodincus dai Liguri indicando con questo un fiume senza fondo.Rispetto alla tragitto antico, il Po ha subito numerose modificazioni dovute sia all’antropizzazione della Pianura, sia a fattori naturali; a tal proposito il corso del fiume si è spostato verso l'Appennino poiché i suoi affluenti superiori hanno un regime maggiore rispetto a quelli inferiori. Ovviamente questo non si presenta come un fenomeno unitario per tutto il corso del Po ma appare localizzato nel tratto iniziale fino al Sesia punto in cui comincia ad equilibrarsi. <>.I PAESGGI UMANI <> La montagna, da lungo tempo, è occupato dall’uomo tenendo sempre conto delle condizioni geografiche fondamentali come l’altitudine, l’esposizione al sole. Per questo gli antichi hanno da sempre preferito non i grandi massicci irraggiungibili e duri, ma le basse valli alpine in cui la vita era più facile grazie ad ottimali condizioni climatiche a grazie al sostentamento su un economia fondata sul disboscamento e sull’allevamento nonché sulla somministrazione di servizi di ristoro per i viaggiatori. Le valli e le montagne prealpine (una fascia che varia tra i 3-20 km) erano in antichità densamente abitate date le ottimali condizioni di vita dovute sia alle ottime condizioni meteorologiche sia alla fertilità e ricchezza di tali terre. Va inoltre ricordata la fondamentale importanza dei laghi lombardi. Ma ovviamente il paesaggio che ha visto lo sviluppo vertiginoso degli insediamenti è la pianura Padana ove l’uomo ha comunque dovuto tener conto di alcuni fattori come la pendenza del terreno. Ma la pianura non è unica, ogni regione ha una propria fisionomia ad esempio il Piemonte ha un paesaggio caratterizzato da svariate coltivazioni che sfruttano il sistema delle terrazze e delle confluenze. Oppure la pianura lombarda che recentemente e stata trasformata per permettere l’irrigazione delle terre. In Veneto si distingue una pianura alta e una pianura bassa umida. Non bisogna dimenticarsi del complesso sistema appenninico in cui, nonostante le inevitabili difficoltà di vivere in montagna, ha subito, a fasi, un popolamento ed inurbamento nei punti strategici ovvero dove si poteva avere una visione complessiva del territorio e dove si potevano controllare i valici.