Creato da valentina.g il 20/06/2007
Informazioni per tesi su Sogliano al Rubicone (tesi conclusa con successo in Architettura)
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Il carattere dei romagnoli
I Romagnoli sono voraci mangiatori dotati di stomaci formidabili, amanti dei pranzi succulenti e delle buone libagioni, non meno attivi nelle funzioni amorose, come testimoniano i matrimoni spesso celebrati in età molto giovanile e, non di rado, per legalizzare nozze già consumate di fatto.
Il linguaggio rozzo e triviale, modi brutali, tendenza agli scherzi grossolani, suscettibilità traducentesi nel frequente ricorso alla violenza muscolare, impulsività sono tutte espressioni di una certa primitività, tanto spontanea quanto incontrollata.
Non mancano tuttavia, le qualità francamente positive: il coraggio personale, la laboriosità, il vivo senso dell'ospitalità, il carattere franco, aperto, allegro."
G. Ferrerò (1893)
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S. Ellero e il suo monastero, di F. Zaghini, Cesena 1988, in Studia Ravennatensia 3
La potente abbazia bidentina era l'unica posta tra Ravenna e Firenze, prima che le fondazioni Romualdine e Gualbertiane trasformassero l'appennino in una sorta di res publica monastica; aveva probabilmente costruito vari ospizi per i suoi monaci in viaggio e per i pellegrini che transitavano lungo la direttrice appenninica che andava da Ravenna a Firenze (Galeata, Campigna, Casentino, Val d'Arno).
La fondazione del monastero è dovuta a S. Ellero nel VI secolo; successivamente il complesso crebbe e si organizzò fino ad avere alle sue dipendenze diverse curtes, massae, fundi. Dal momento che la sede vescovile era distante viene costruita una cappella nel piccolo borgo di Galeata, che diventerà la pieve di San Pietro in bosco.
Nel VII secolo i longobardi avevano ormai in loro potere l'esarcato e intendevano avvicinarsi al ducato romano; il pontefice Stefano II sentendosi minacciato invoca l'aiuto di Pipino il breve re dei Franchi. Ne consegue un attrito fra il papa e l'arcivescovo di Ravenna, che nega accoglienza a Stefano di ritorno dalla Francia. Il pontefice viene accolto a S. Ellero dal vescovo di Forlimpopoli: per ripagarlo lo nomina abate di S. Ellero, ma al contempo, rivendica a Roma la giurisdizione di tale monastero. Negli anni seguenti la giurisdizione viene restituita a Ravenna, ma S. Ellero acquista un'importanza anche politica crescente.
Nel IX secolo il monastero accoglie la regola benedettina e incrementa gli scambi e le relazioni con città anche molto lontane.
Nel X secolo gli Ottoni rafforzano il potere della chiesa ravennate e ne sanciscono il dominio sulla Romagna. Per le dipendenze dell'abbazia si veda l'opera del Mambrini: Galeata nella storia e nell'arte (1973).
Già nel XI secolo emerge la difficoltà dei monaci di gestire questa complessa realtà economica, sociale, politica e militare e si fanno avanti ricche famiglie di laici, che si ritagliano anche sfere di dominio diretto. Nello stesso tempo le riforme di Romualdo inducono i monaci a rendere più austera la loro vita e accolgono la regola cluniacense.
Nel XIV secolo iniziano i primi segni di decadenza, dovuti all'istituto della commenda e alla nascita delle signorie rinascimentali, tra le quali quella di Firenze in particolare va ad assorbire gran parte dei possedimenti dell'abbazia. Nemmeno il riconoscimento di giurisdizione vescovile all'abate può ormai frenarne la crisi.
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