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blog sulla Madonna e sul Santo Rosario

 

 
« Pensiero marianoMessaggio del 18 dicembre 1986 »

MARIA CORREDENTRICE

Post n°33 pubblicato il 22 Giugno 2013 da raffaelladiega

MARIA CORREDENTRICE

***

Gridava per le doglie del parto

Il capitolo dodicesimo dell'Apocalisse, subito, in apertura, presenta la « Donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle » ( Ap 12,1). È una breve e rapida descrizione della più sublime e meravigliosa "Donna" di cui parli l'intera Bibbia, che si impersona in Maria SS.ma Regina dell'universo e si configura come la Chiesa «Madre di tutti i credenti».

Subito dopo, però, la stessa figura eccelsa di Donna solare e regale è presentata come una Madre in preda alle sofferenze proprie di una partoriente: infatti, « era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto » (12,2).

In realtà, il discorso sul capitolo dodicesimo dell'Apocalisse si collega con Gn 3,15 come con la sua radice: «La particolarità della pericope Ap 12, - scrive il Romeo - alla quale confluiscono come a centro focale tutte le visioni dell'Apocalisse, è che si riallaccia esplicitamente e integralmente a Gn 3,15, di cui rappresenta lo sviluppo terminale...» .

Inoltre, il discorso sul Signum magnum di Ap 12,1, non può che essere un discorso sulla Madre che campeggia come Donna di gloria e di dolore. Donna di gloria è la Donna vestita di sole e coronata di stelle . Donna di dolore è la Donna che grida per le doglie e il travaglio del parto .

Orbene, Maria SS.ma impersona in sé questa "Donna" nella sua duplice realtà di gloria e di dolore, configurandosi alla " Donna di gloria " come Madre di Cristo uomo-Dio (il « figlio maschio »: 12,5), e alla Donna di dolore come Madre dei redenti (il « resto della discendenza »: 12,17). Maria SS.ma, infatti, è Madre di Cristo e dei cristiani, è Madre del Corpo Misti­co, ossia è Madre del Capo che è Cristo uomo-Dio, ed è Madre dei cristiani che formano « il Corpo di Cristo che è la Chiesa » ( Col 1,24). Scrive con chiarezza il Garofalo affermando che la Donna di Ap 12 «è certamente la madre del Messia perché il bambino dato alla luce è «destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro»: una caratteristica appunto del Messia nel Salmo 2,9. Poco dopo, però (12,17), si parla del resto della discendenza della Donna, che rappresenta chiaramente i cristiani: la Donna è quindi, nello stesso tempo, madre di Cristo e dei credenti». E il Padre Allegra, ancor più espressamente e concisamente, conferma a sua volta scrivendo che la "Donna" di Ap 12 «può essere unicamente Maria (5, 9, 17), poiché essa sola è Madre del Cristo storico e dei discepoli di Cristo».

Sappiamo già che la Maternità di Maria nei riguardi di Cristo fu una maternità di arcana gioia e di ineffabile letizia, per cui Maria è la "Causa nostrae letitiae", come l'invoca la Chiesa nelle Litanie lauretane. E sappiamo che la nascita di Gesù a Betlemme fu una teofania di « gioia sovrabbondante » ( Gv 15,11); e il parto di Maria Vergine nella Notte Santa fu un parto miraco­loso perché verginale, fu un vero parto di « grande gioia » ( Lc 2,10), un parto di gloria, di quella stessa « Gloria in excelsis Deo » cantata dagli Angeli nei cieli di Betlemme ( Lc 2,14) , perché davvero è venuto « a visitarci dall'alto un sole che sorge, per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra di morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace » ( Lc 1,78-79) .

Qui troviamo appunto la « Donna vestita di sole », ossia la Donna vestita di quella Maternità divina che è veste solare e regale di ineffabile bellezza e santità, tutta gioia e fulgore che non hanno l'eguale nel creato, né in terra, né in cielo.

Quale "Madre dei redenti", invece, Maria è la « Donna... incinta che grida per le doglie e il travaglio del parto » ( Ap 12,2). Questo testo rimanda appunto al Calvario, ossia alla Donna che « stava presso la croce di Gesù » ( Gv 19,25), a Colei che sul Golgota, con la sua sofferenza « grande come il mare » ( Lam 2,13), è costituita «veramente Madre delle membra di Gesù Cristo», secondo l'espressione di Sant'Agostino citata anche dalla Lumen Gentium (n. 53).

Le due espressioni, « Donna, ecco tuo figlio » e « Donna che grida per le doglie del parto », si collegano e fanno unità nel presentare il mistero di Maria Corredentrice. «Gv 19 e Ap 12 - scrive il Laurentin - sono quindi in stretta corrispondenza. Nei due testi la maternità di Maria nei confronti dei discepoli è impegnata in un contesto di sofferenza» .

Possiamo senz'altro dire che secondo l'esegesi biblica teologica nel versetto di Ap 12,2 troviamo espressa claris verbis la sofferenza corredentiva diretta e immediata di Maria che partorisce ognuno di noi come "figlio" rappresentato già sul Calvario da San Giovanni evangeli­sta, secondo la parola di Gesù due volte esplicita, perché rivolta dall'alto della Croce sia a Maria (« ecco tuo figlio ») che a San Giovanni (« ecco tua Madre »).

Effettivamente, quindi, nel testo dell'Apocalisse 12,1-2, possiamo leggere la rivelazio­ne della doppia Maternità di Maria: la Maternità divina naturale del Cristo fisico, gioiosa e prodigiosa a Betlemme, e la Maternità spirituale universale del Corpo mistico di Cristo, soffer­ta e travagliata sul Calva0rio. Come afferma uno fra i molti esegeti, lo Squillaci, alla Madonna «bisogna attribuire un duplice parto: uno naturale e verginale, col quale senza dolore e lesione alcuna generò il Figliuolo di Dio, il Cristo fisico; l'altro spirituale mediante il quale sul Calva­rio, unendo i suoi dolori a quelli del Redentore, generò il Corpo Mistico di Cristo».

Abbiamo qui un esempio ben chiaro e istruttivo di quella che dai biblisti è chiamata la «legge delle due fasi» nell'unica prospettiva profetica del parto verginale gioioso di Cristo Capo a Betlemme e del parto spirituale doloroso delle membra sul Calvario. La spiegazione di ciò viene data dal fatto dell'inclusione, nel piano organico della Redenzione, delle sofferenze corredentive di Maria, associata direttamente al Figlio nell'opera di riscatto del genere umano. «Il s'agit simplement - scrive infatti J. M. Salgado - de la projection dans una meme perspecti­ve de l'enfantement virginal du Messie et de l'enfantement spirituel du reste de la descendance de la femme (enfantement qui se poursuit dans le temps et est foncièrement laborieux); c'est ce que certains exégètes appellent la "loi des deux phases".

Ici nous rejoignons l'enseignement le plus orthodoxe de la theologie catholique: nous savons en effet que Marie n'est la Mère des fidèles que parce qu'elle est d'abord la Mère du Christ (en qui nous sommes tous inclus), et parce que Dieu a voulu insérer comme un élément de surcroit dans le tout organique du plan rédempteur les souffrances de la Mère, associée à son Fils dans l'oeuvre de rachat du genre humain».

Il testo dell'Apocalisse 12, dunque, ci svela la Madre divina di Cristo Redentore e la Madre Corredentrice degli uomini. Nei due versetti (1-2) sembra quasi di poter leggere già a prima vista la gioia dell' Incarnazione che riveste Maria dei fulgori solari e regali della Mater­nità divina, e il dolore della Corredenzione che riveste Maria delle sofferenze più amare della Maternità spirituale universale. Scrive molto bene il Ruotolo, sul duplice parto di Maria Madre di Cristo e Madre nostra, in poche righe di commento ad Ap 12,1-2: «Alla Vergine SS.ma il parto verginale del Redentore non costò dolore alcuno, anzi si compì nell'estasi del più ineffa­bile gaudio; ma la generazione del Corpo mistico del Signore le costò gli inenarrabili dolori del Calvario, perché essa era Corredentrice del genere umano».

Il « figlio maschio » ( Ap 12,5), nato e subito sottratto alla furia omicida del « drago » infernale (vv. 3-4), è il figlio della Maternità divina di Maria Vergine, Donna solare e regale. Il « resto della discendenza » ( Ap 12,17), invece, siamo noi, i redenti, figli della Donna nel travaglio del parto, ancora soggetti agli assalti del « drago » orribile (v. 3) e possente (v. 4), bisognosi, perciò, di Colei che è la Mediatrice materna di ogni grazia che sostiene, salva e santifica. «Cristo, dunque, Figlio di Dio e figlio di Maria, Redentore e Mediatore: e la Vergine, Madre di Dio, Corredentrice e Mediatrice», così scrive lo Spedalieri, interpretando il dato biblico secondo la Lumen Gentium , garantito dall'interpretazione della Tradizione della Chiesa primitiva.

Il Rabanos, a sua volta, richiamandosi a Gn 3,15, ne vede la realizzazione in Ap 12, dove Maria si presenta associata al Figlio Gesù nella lotta e nella vittoria contro il serpente; al pari di Eva, Maria è la madre di tutti i viventi, con la stupenda differenza che mentre Eva dona la vita naturale, Maria dona la vita spirituale e soprannaturale. Maria, come Eva, soffre i dolori del parto per i suoi figli perché si tratta di una concezione e di un parto di sacrificio e di Reden­zione. Per questo Maria partorisce i suoi figli redimendoli, non come agente principale, ma come agente secondario, ossia come Cooperatrice , come Corredentrice. E il Padre Allegra, nel suo studio esegetico su Apocalisse 12, presenta e analizza il «parallelismo che intercorre tra il cap. XII dell'Apocalisse e il cap. III della Genesi», spiegando che nella Genesi e nell'Apocalisse «quella donna vittoriosa è la Madre del Messia ed anche madre dei fedeli di Cristo, ossia Madre della Chiesa (5,17)».

Corredenzione e Mediazione materna, poi, si postulano a vicenda nel quadro reale della Maternità di Maria. È proprio della madre, infatti, - di ogni madre - far maturare anzitutto l'embrione in gestazione laboriosa, generando quindi il figlio nel travaglio del parto (e ciò corrisponde alla Corredenzione ), e poi allevare, nutrire e far crescere il figlio fino all'età matura (e ciò corrisponde alla Mediazione materna ). Si può ben dire che da Genesi 3,15 ad Apo calisse 12, Maria SS.ma impersona davvero in sé questa Maternità salvifica nella sua pienez­za di grazia: è la Maternità dell' Addolorata , come la chiama il Popolo di Dio, affettuosamente, con il suo sensus fidei.

 

 
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