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ITALIA, ARMI E CARTA COSTITUZIONALE: ART. 11, L’ITALIA RIPUDIA LA GUERRA!
Post n°1938 pubblicato il 16 Ottobre 2024 da scricciolo68lbr
La nostro Costituzione, che molti vorrebbero abolire, la sinistra italiana, il governo sionista mondiale, alcuni organi istituzionali dello Stato l'hanno più volte disattesa e vilipesa, eppure è ancora tanto amata da chi nel Paese conta veramente: il popolo! L'art. 11 parla chiaro: L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa [52] alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali [60 2, 78, 87 9, 103 3, 111 7; 310 c.p.]; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni (1); promuove e favorisce le organizzazioni internazionalirivolte a tale scopo. Eppure il nostro paese seguita ad impegnarsi in conflitti (vedi la guerra Russia-Ucraina, dove l'Italia partecipa attivamente - è solo il governo a volerlo, il popolo in maggioranza non lo vorrebbe - fornendo armi all'Ucraina), e produce armi (vendendole), con l'azienda a partecipazione statale Leonardo S.p.A. Dopo mesi dall’annuncio di questa estate 2024, l’azienda italiana di difesa Leonardo S.p.A. ha ufficializzato una partnership con l’azienda tedesca Rheinmetall per la costituzione di un colosso europeo delle armi. L’accordo prevede investimenti di oltre 20 miliardi di euro in dieci anni che, essendo Leonardo S.p.A. un’azienda a partecipazione statale, saranno finanziati con fondi pubblici. La nuova joint venture (associazione di imprese di natura temporanea finalizzata all’esecuzione di un progetto) produrrà centinaia di carri armati e cingolati leggeri, e intende lanciare sul mercato un nuovo modello di carro armato pesante europeo nell’ambito del progetto Main Ground Combat System. Il progetto Leonardo Rheinmetall Military Vehicles (LRMV) prevede una partecipazione paritetica, con la maggior parte delle attività da svolgersi in Italia, principalmente nella provincia di La Spezia, dove Leonardo sta già pensando di cercare nuove aree da acquisire e destinare alla produzione bellica. Il progetto LRMV era stato preannunciato a luglio, e dopo l’ufficializzazione di ieri attende solo il perfezionamento degli accordi e la costituzione della società, che dovrebbero arrivare entro il primo trimestre del 2025. Il piano prevede il rinnovamento delle flotte terrestri Dardo (la flotta di fanteria) e Ariete (l’attuale carro armato da combattimento standard dell’esercito italiano), con la costruzione di un migliaio di veicoli cingolati leggeri, 280 carri armati, ma anche varianti antiaeree, da ricognizione e anticarro, nonché veicoli da recupero, da ingegneria e posaponti. I mezzi pesanti dell’attuale flotta Ariete verranno ammodernati con la messa a punto del nuovo IMBT, Italian Main Battle Tank. Quest’ultimo sarà basato sul carro armato tedesco Panther, prodotto proprio da Rheinmetall, e sarà dotato della piattaforma da combattimento di Lynx, altro carro armato Rheinmetall, che andrà a integrare l’attuale sistema AICS, Armored Infantry Combat System. L’accordo, insomma, prevede l’ammodernamento e il potenziamento delle flotte terrestri italiane, che si baseranno sulle tecnologie tedesche, adattandole al contesto italiano. Il nuovo carro IMBT prevede un investimento di oltre 8 miliardi di euro (di cui 5,5 finanziati), mentre per il programma di aggiornamento di AICS sono previsti 15 miliardi (di cui 6,4 già finanziati) per un valore complessivo di oltre 23 miliardi. Rheinmetall e Leonardo saranno azionisti paritari della nuova LRMV. Il 50% di Rheinmetall sarà posseduto al 40% da Rheinmetall AG (l’azienda tedesca) e al 10% da Rheinmetall Italia. La società avrà sede a Roma, e le attività si svolgeranno al 40% in Germania e al 60% in Italia, principalmente nella città di La Spezia. La joint venture Leonardo-Rheinmetall rispetta a pieno titolo i consigli forniti dal cosiddetto “Rapporto Draghi” sulla competitività europea, in cui il banchiere invita allo sviluppo di progetti congiunti, sottolineando particolarmente l’importanza strategica del settore della difesa per il futuro del Vecchio Continente. Leonardo e Rheinmetall sono infatti rispettivamente le maggiori industrie italiana e tedesca nel campo degli armamenti. Secondo lo Stockholm International Peace Research Institute, uno dei più importanti e longevi istituti indipendenti per gli studi sulla pace al mondo, Leonardo, con i suoi oltre 12 miliardi di fatturato, risulta la dodicesima produttrice di armi per guadagno al mondo, seconda nel continente, e prima nell’Unione Europea. Molti dei suoi guadagni del 2023 derivano anche dalla guerra a Gaza. L’annuncio dell’accordo, inoltre, sembra essere particolarmente in linea con i piani del governo Meloni, che durante il suo mandato ha aumentato la spesa per la difesa, nonché per l’acquisto di aerei e carri armati. La stessa città di La Spezia è al centro di un grande progetto che intende riqualificare la base militare della città così da adeguarle allo standard NATO. In generale, negli ultimi anni l’Italia ha aumentato l’esportazione di armamenti, così come la spesa militare, che nell’ultimo decennio risulta più che raddoppiata. Povera Costituzione Repubblicana, quanto i nostri politici la conoscono e la rispettano, soprattutto quelli al governo? La guerra del 41-45, guerra terrificante da cui l’Italia era uscita malconcia, anche grazie all'ignobile resa di Cassibile, dove Badoglio firmò la nostra fine come paese sovrano, divenuto da allora una "colonia anglo-americana), fece sorgere tra i membri della costituente, la ferma volontà di evitare che potessero ripetersi orrori simili: da qui deriva il verbo «ripudia», in cui furono condensati lo sdegno e il rifiuto per un’aggressione contro altri popoli ipotetici futuro. D’altra parte, riconoscere a tutti «pari dignità» non può che comportare il "rifiuto della violenza contro altri esseri umani". È bene precisare che il divieto dell’art. 11 riguarda l’aggressione ad altri popoli, non la difesa, anche armata, della Patria (che è anzi «sacro dovere del cittadino» ai sensi dell’art. 52, co. 1), come confermato dalle norme che prevedono l’esistenza delle Forze armate (art. 52, co. 3) e disciplinano lo “stato di guerra” (artt. 60, 78, 87, 103, co. 2). L’evoluzione storica e tecnologica, nonché la forte interdipendenza economica e commerciale tra i vari Paesi del mondo, hanno portato al moltiplicarsi di conflitti che, pur non rientrando nella nozione tradizionale di “guerra” come conflitto armato tra Stati, si traducono in azioni militari violente, spesso a danno della popolazione civile. La risposta a questa domanda non può che dipendere dalla stretta correlazione fra le varie parti dell’articolo: il ripudio della guerra, in negativo, si accompagna infatti alla promozione, in positivo, di un sistema di relazioni che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; per sciogliere eventuali dubbi sulla compatibilità di un’iniziativa con la lettera e lo spirito della norma, occorre dunque chiedersi se questa aumenti o riduca la conflittualità internazionale e se favorisca o meno la “giustizia”, ossia quel contemperamento dei diversi interessi tra le parti che non può realizzarsi se non attraverso il reciproco riconoscimento e la comprensione delle rispettive ragioni ed esigenze. Per realizzare un mondo di pace, la Costituzione esorta a stringere accordi e costituire organizzazioni con altri Paesi (per esempio, l’ONU e l’Unione europea: si vedano il Preambolo della Carta istitutiva dell’ONU e l’art. 3 del Trattato sull’UE), anche se ciò significa accettare che certe decisioni non siano più prese dall’Italia in totale autonomia, ma debbano essere concordate e concertate con altri Stati (si veda l’art. 4 del Trattato sul funzionamento dell’UE). |
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