Pensieri e parole...

Tornare a “casa”.


Premetto che tutto ciò che scrivo è il frutto di mie esperienze dirette, riflessioni, meditazioni e di consapevolezza raggiunta. Questo grande viaggio in cui tutti noi siamo impegnati, sebbene riguardi individui differenti e strade tutte diverse, è uno soltanto: quello verso il ritorno a “casa”, raggiungere quella dimensione, dico io finalmente, per potersi sentire ed essere in pace, per smettere di lottare, competere, cercare di primeggiare dimenticando chi resta solo e indietro, che pare essere il leit motiv di questa nostra società, aprire finalmente il cuore ed ascoltare solo la Guida interiore. Ogni esperienza dolorosa che viviamo è una tessera per completare il puzzle, e un passetto in più che ci avvicina a “casa”. Ma questo lungo e faticoso viaggio passa per grandi opere di destrutturazione, come quella attuale, di distruzione e ricostruzione, di abbandono, di situazioni non più sostenibili, di amicizie false, inutili, zavorra... da eliminare, di solitudine e perdita. Ti perdi e conosci così le tue ferite, le tue debolezze, le tue paure, poi guarisci e sei un individuo nuovo. Prima attraversi il buio, il dolore, la solitudine, l’abbandono poi ritrovi la via, la speranza, la serenità, il sentiero della luce. Che se ne abbia coscienza o meno poco importa, la consapevolezza rende solo tutto più semplice, ma anche in sua assenza questo è il destino, è ciò che ciascuna anima a modo suo sperimenta per essere mondato è pronto per il ritorno a “casa”. La solitudine è una grande alleata in questo processo. Sebbene a tratti possa sembrare il contrario, la solitudine “insegna” all’ascolto più profondo di sé. A mie spese e nel corso degli anni anni ho imparato che dietro ogni prova della vita è richiesta una cosa soltanto: accettazione, che non è rassegnazione, ma un atto d’amore. Che ogni forma di dolore è solo una spinta verso una maggiore consapevokezza che noi siamo amore. Per questo abbracciare il dolore è difficile, perché quando c’è sofferenza è più facile che l’individuo chiuda piuttosto che apra. È così che si reagisce piuttosto che agire, che si rifiuta anziché accogliere e fluire. Ma è necessario anzitutto abbandonare l’idea del “voler fuggire…” del voler escludere, del combattere la sofferenza e del tagliare via ogni suo legame... per lasciare il posto all’accettazione. Accettare. L’amore puro ed incondizionato infatti (che non ha nulla a che vedere coi sentimenti umani sempre positivi come l’innamoramento), non esclude nulla. È nell’accettazione che accade la trasformazione: il nero e il bianco, il bene e il male, il giorno e la notte... tutte espressioni della vita stessa... il cuore si espande e l’energia dell’amore, che si mette in moto, porta la guarigione. La via del cuore ti riporta “a casa”, dove ogni lotta e qualsiasi tipo di tensione, cessa. Ciò che conta quindi non è essere compresi oppure ascoltati da chi vive nel mondo del giudizio, nella pratica della critica o nel vittimismo. L’aggressività è ancora lo strumento di chi ha bisogno di esercitare un falso potere, di chi cerca di dire ho trovato il mi9 posto nell’universo, ammettendo in realta di aver fallito. Aggressività ed assenza di elasticità generano violenza, che è sinonimo di paura. Essa nasconde insicurezza, profonda sfiducia (in Dio ed in se) e stati di bisogno. Ciò che conta unicamente è il viaggio. Come lo si vive. Le scelte che si compiono. Conta ciò che si prova nel profondo e quanto ogni volta si è capaci di “trasformare” tutto attraverso e per amore. Conta il proprio livello di serenita e conta la capacità di porsi in discussione. Conta quanto siamo disposti a fare il vuoto dentro e vedersi infinitamente piccoli in questa società, per fare finalmente “esperienza” della propria infinta grandezza.Ecco il mio augurio di inizio anno: Buon viaggio a tutti! E buon ritorno a “casa”.