Pensieri e parole...

Strane creature


La selva era fitta e nel buio della notte s’odevano lontano solo urla di animali notturni.L’uomo avanzava cautamente, cercando di trovare conforto negli occhi della luna, una luna piena, splendida e lucente come non mai. Sì, lei c’era, lo precedeva di pochi passi.All’improvviso, un ululato squarciò il silenzio della notte. Come d’istinto, la mano dell’uomo afferrò l’elsa della spada che pendeva dalla sua vita, mentre i suoi occhi cercarono un nemico invisibile che si celava nel buio.Non c’era nessuno però, e l’ululato era lontano.«Siamo quasi arrivati, mio re.» disse quasi bisbigliando la luna, tranquillizzandolo. Era unavoce immaginaria quella che udiva, naturalmente, ma abbastanza vera per le sue orecchie.Ben presto la vegetazione scomparve e davanti ai suoi occhi la magnifica Luna piena rivelò una grande scogliera, era giunto al mare.L’uomo lanciò un’occhiata alla luna, che gli indicò proprio quell’acqua.«Entri nel lago, sire.»L’uomo, dapprima stupito, eseguì l’ordine e fece qualche passo in avanti, fin quando i suoi stivali furono bagnati dalle gelide acque, quando all’improvviso cominciarono ad usciredall’acqua uccelli acquatici, che subito strizzavano il piumaggio interpretando insolitedanze.Fu allora che accadde qualcosa di straordinario.Una luce azzurra sembrò provenire da sotto l’acqua e illuminò innaturalmente tutti i dintorni della scogliera con un bagliore soffuso.L’uomo si sorprese nel vedere che tutti quegli uccelli si erano materializzati in forma umana, in splendide pulzelle dai lunghi capelli bruni. I loro sguardi ammaliantisi accompagnavano alle loro voci che dicevano:”Non ci fidiamo degli umani, mai fidarsidegli uomini”.Ma una di esse si era materializzata e avanzava verso di lui.Di nuovo, istintivamente, cercò conforto negli occhi della luna.Era una donna. Una donna magra, dalla carnagione chiarissima, ancora più risaltata dall’antica tunica bianca che indossava. Occhi scuri, sguardo intenso.Quando fu a pochi passi, lui poté ammirare quei suoi profondi occhi marroni e i suoi lunghi capelli castani.«Salve, uomo senza tempo.» gli disse.L’uomo fu molto colpito da come la donna lo aveva chiamato.«È da molto tempo che nessuno mi chiamava più così. Con chi ho il piacere di parlare?»«Mi chiamano Urania, ma ora puoi chiamarmi Morgana, mio dolce re.»«Urania… la musa dell’astronomia. Non pensavo esisteste realmente, voi.»«Le fedi cambiano, mio dolce re. Gli imperi cadono. I nomi, prima celebri, vengono dimenticati. Tu non sei venuto qui per il mio nome, però. Sei venuto qui per qualcos’altro.»Lo sguardo sicuro del re si scostò dai profondi occhi della donna e, quasi con timidezza, si spostò sulla superficie del mare e sulla vegetazione circostante, trasmettendo un leggero senso di gioia e stupore.«Sono venuto per chiederti di nuovo di lei».